The last farmer: il documentario che racconta “il paradosso del contadino”

Cos' hanno in comune un contadino indonesiano, uno del Burkhina Faso e uno del Guatemala? La stessa politica economica globale che ha lentamente espulso questa figura dal panorama produttivo internazionale, e con lei interi ecosistemi fondati sulla biodiversità delle specie e sulla sostenibilità delle micro-società locali.

Cos’ hanno in comune un contadino indonesiano, uno del Burkhina Faso e uno del Guatemala? La stessa politica economica globale che ha lentamente espulso questa figura dal panorama produttivo internazionale, e con lei interi ecosistemi fondati sulla biodiversità delle specie e sulla sostenibilità delle micro-società locali.

Neoliberismo, globalizzazione e agricoltura contadina” è il sottotitolo che accompagna il documentario di Giuliano Giorelli intitolato “The last farmer“, prodotto dalla Ong M.A.I.S. di Torino e realizzato grazie al contributo della Comunità Europea nell’ambito del progetto “Creating Coherence on trade and development” . The Last Farmer ripercorre in parallelo la giornata di tre contadini situati ai poli opposti del mondo, per mettere lo spettatore di fronte alla paradossale evidenza di quanto simili siano le loro condizioni di fatica ed emarginazione. Dall’alba guatemalteca che saluta le donne pronte ad alzarsi e ad avviarsi verso il campo di mais con i loro sacchi pieni, in equilibrio sopra la testa, al tramonto in terra africana, dove il buio rende ancora più impotente lo sconforto del padre che non ha abbastanza cibo da portare ai figli, passando per i capanni umidi indonesiani.

La camera da presa segue silenziosa e umile lo svolgersi delle attività di questi ultimi uomini di dio e alterna immagini piene di rispetto alle voci critiche di illustri economisti, agronomi e studiosi che dalle diverse parti del mondo raccontano il processo da cui si è generato il “paradosso del contadino”. I soggetti da sempre alla base della catena alimentare sono oggi i primi a esserne considerati estranei.

Attraverso i commenti di Luciano Gallino, editorialista de La Stampa, Roberto Cingolani, agronomo, Magaly Rey Rosa, Mamadou Goita e Roberto Schellino emergono le complesse sfaccettature con cui il sistema neo-liberista, nato ormai negli anni Ottanta, ha decretato la fine dell’agricoltura contadina in nome dell’espansione dei mercati, della promessa di cibo per tutti e della ricchezza per pochi.

L’esito di questa politica è nell’incipit del documentario. Lo pronuncia lo stesso Giuliano Giorelli: “quasi 3 miliardi di persone sulla terra vivono con meno di 2 dollari al giorno“. Ciò significa che oltre la metà della popolazione mondiale non accede ai livelli minimi di sussistenza. Qualche minuto più tardi, Luciano Gallino in un commento dice che le mucche in Europa vengono sovvenzionate con circa 4 dollari al giorno. Viene naturale domandarsi cosa abbia più valore? La vita di un uomo o quella di una mucca?

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La figura del contadino negli ultimi trent’anni ha subito trasformazioni radicali, fortemente condizionate dai poteri economici sovranazionali che hanno imposto vincoli, determinato scelte e definito indirizzi. Che si parli di multinazionali dei fertilizzanti, dei semi, degli OGM o fondi monetari internazionali, gli autori di questa trasformazione hanno messo in crisi sistemi millenari che fino a qualche decennio fa riuscivano a determinare una propria sovranità alimentare.

La stessa sovranità alimentare che oggi le organizzazioni internazionali come M.A.I.S. cercano di restituire a queste terre, sensibilizzando i consumatori di tutto il mondo attraverso un’informazione intelligente e consapevole.

È per questo motivo che il documentario “The last farmer” è visibile on line. Un’ottima occasione per promuoverne la visione nelle scuole, nei cineforum, in piazza, in casa, con gli amici.

Pamela Pelatelli

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