Ha modificato la sua sedia a rotelle in modo da poterla utilizzare sott’acqua. Due motori a propulzione, una sorta di pinna personalizzata e un pedale che funziona come un timone. Lo scopo di Sue Austin, un’artista disabile costretta sulla carrozzina da 16 anni, era quello di trasformare ciò che le persone percepiscono come una limitazione in qualcosa di incredibile, che consentisse addirittura di immergersi negli abissi degli oceani. Perché un disabile non è diverso.
Ha modificato la sua sedia a rotelle in modo da poterla utilizzare sott’acqua. Due motori a propulzione, una sorta di pinna personalizzata e un pedale che funziona come un timone. Lo scopo di Sue Austin, un’artista disabile costretta sulla carrozzina da 16 anni, era quello di trasformare ciò che le persone percepiscono come una limitazione in qualcosa di incredibile, che consentisse addirittura di immergersi negli abissi degli oceani. Perché un disabile non è diverso in nulla.
All’inizio è stata dura, racconta Sue, che ha dato anche il via all’iniziativa Freewheeling per promuovere progetti artistici inerenti alla disabilità. Ma, nonostante le resistenze di chi credeva che andare sott’acqua con la sua sedia sarebbe stato impossibile, con la sua tenacia è riuscita a costruire “Testing the Water“. Così ha chiamato il suo prototipo.
“Quando abbiamo iniziato a parlare con la gente del progetto, gli ingegneri ci hanno risposto che la sedia a rotelle sarebbe andato in testacoda, perché non era progettato per viaggiare attraverso l’acqua. Ma con un propulsore sotto la sedia, tutta la spinta ti porta verso l’alto, in modo da ruotare. Certo, era molto più acrobatico di quanto mi aspettassi“, continua Sue, che, dopo mesi di prove e durissimi allenamenti, è partita per il Mar Rosso, con lo scopo di esplorarlo a bordo della sua “Testing the Water”.
È qui che l’artista ha realizzato una serie di filmati dal titolo “Creating the Spectacle”, che la immortalano mentre volteggia liberamente nell’acqua. Sullo sfondo, la coloratissima vita marina tropicale. Inoltre, dal momento che l’acqua era calda, Sue indossa abiti di tutti i giorni, che rendono ancor più straordinarie le immagini. Il video ha richiesto sei giorni di riprese, per un totale di oltre 20 minuti di immersioni.
Tutto questo perché, quando Sue ha iniziato a usare la sedia a rotelle, “è stato come se un mantello di invisibilità fosse sceso su di me. Quando ho chiesto alla gente quali erano le loro associazioni con la sedia a rotelle, hanno usato parole come limite, paura e restrizione… Sapevo che avevo bisogno di scrivere le mie personali storie di questa esperienza“. Una delle prime espressioni artistiche di questo nuovo percorso è stato “Traces from a Wheelchair”, nel 2009, in cui Sue ha “disegnato” con la sua sedia forme tondeggianti su enormi fogli di carta o sul prato fuori dalla galleria in cui era ospitata la mostra.
“La sedia a rotelle, quindi, vista come un oggetto per dipingere e giocare. È stato emozionante vedere le risposte da parte di persone interessate e sorprese. Sembrava di aprire nuove prospettive“. Prospettive. E non limiti. Gioco. E non paura. Per questo non vediamo l’ora di scoprire quale sarà la prossima sfida. Che si stia preparando per conquistare anche il cielo?
Roberta Ragni
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