Nuovi dati sottomarini ad alta risoluzione sul fondale gettano nuova luce sulla presenza di resti romani in quest'area.
Che meraviglia la laguna di Venezia! Nuovi dati sottomarini ad alta risoluzione sul fondale gettano nuova luce sulla presenza di resti romani in quest’area
Sono stati appena scoperti i resti di un’antica strada e di un molo di epoca romana sommersi sotto la laguna di Venezia, nel canale Treporti. Una scoperta eccezionale fatta grazie alla mappatura dei fondali tramite sonar ad alta risoluzione e che conferma come secoli prima della fondazione della città dell’acqua fossero già presenti insediamenti stabili, con un vero e proprio sistema viario.
Sono i risultati che emergono da uno studio dell’Istituto di scienze marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ismar-Cnr) e dell’Università Iuav di Venezia e pubblicati sulla rivista Scientific Reports. La strada è composta da 12 strutture allineate lungo l’asse Canale Treporti, alte fino a 2,7 metri e lunghe fino a 52,7 metri.
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I Romani costruirono una viabilità molto efficiente che si estendeva per decine di migliaia di chilometri per collegare tutti i loro territori – si legge nello studio. Diverse porzioni di questa antica rete stradale sono ancora ben conservate dopo più di due millenni in molti siti archeologici in Europa, Medio Oriente e Nord Africa. Il sistema dei trasporti, tuttavia, non si limitava alle rotte terrestri, poiché il controllo imperiale del territorio si estendeva ad ambienti di transizione quali delta, paludi e lagune e una rete capillare di corsi d’acqua veniva utilizzata per gli scambi di merci e la circolazione delle persone.
In questo contesto, qual è stato il ruolo svolto dalla laguna di Venezia, la più grande laguna del Mar Mediterraneo, che circonda la storica città? Sappiamo che in epoca romana il relativo livello medio del mare era più basso di quello attuale e che gran parte della laguna, oggi sommersa, era accessibile via terra. Le sorti della laguna di Venezia, la sua origine ed evoluzione geologica sono sempre state strettamente legate al relativo innalzamento del livello medio del mare, che oggi minaccia l’esistenza stessa della città storica e dell’isola lagunare.
Tuttavia, mentre l’evoluzione geologica della laguna di Venezia è stata esaminata in diversi studi, meno si sa della presenza umana in laguna prima della fondazione della città storica. Analogamente a quanto accaduto a molte zone costiere dell’area mediterranea e di altre parti del mondo, numerosi reperti archeologici sono stati rinvenuti sott’acqua o addirittura sepolti sotto i fondali lagunari, molti dei quali di origine romana. E ora, il ritrovamento di questi resti romani (una scuola di pensiero sosteneva che Venezia fosse edificata in un luogo ‘desertico’ senza precedenti tracce di presenza umana e di epoca romana) riapre una più ampia prospettiva:
[…] questo studio multidisciplinare supporta la prospettiva di estesi insediamenti romani nella Laguna di Venezia, presentando nuovi dati interpretati attraverso l’archivio e la ricerca geo-archeologica e la modellazione digitale. In particolare, il contributo si propone di: mostrare la presenza di un esteso tratto stradale nel contesto lagunare poco sommerso di Venezia come indicazione dello sviluppo insediativo, di movimento ed economico dell’area in epoca romana; confermare la capacità romana di adattarsi e gestire ambienti dinamici complessi, spesso radicalmente diversi da quelli odierni e infine, sottolineare la necessità di riscoprire, documentare e preservare i resti archeologici in un paesaggio costiero sommerso o sepolto che può essere minacciato da cambiamenti indotti dall’uomo o dall’innalzamento medio relativo del livello del mare, si legge ancora nello studio.
Esaminando i dati raccolti, gli archeologi hanno notato la presenza di 12 strutture di natura antropica, allineate per oltre un chilometro in direzione nord-est a circa quattro metri di profondità. Tra l’altro, una di queste strutture era già stata oggetto di investigazione da parte di Ernesto Canal e della Soprintendenza nel 1985 che avevano scoperto alcune anfore e numerosi basoli, che lastricavano una strada romana posta lungo il litorale sabbioso oggi sommerso dal mare.
Più vicino alla bocca di porto del lido, a una profondità di 11 metri, i ricercatori hanno identificato anche altre quattro strutture: la più grande misura quasi 135 metri in lunghezza e fino a 4 metri in altezza.
Potrebbe essere un muro – racconta all’ANSA la geofisica del Cnr Fantina Madricardo – probabilmente una parte di una struttura portuale o di un molo.
Fonte: Scientific Reports
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