Attraverso questo ultimo ritorno alle loro terre i morti e i loro discendenti Maori recupereranno la loro dignità.
Le due teste maori mummificate erano nel Museo Etnologico di Berlino una dal 1879 e l’altra dal 1905.
Un segno di riconciliazione per le società colpite dal colonialismo. Attraverso il programma di rimpatrio della Nuova Zelanda che ha lo scopo di riportare indietro i resti umani dell’antico popolo polinesiano mettendoli a riposo, il Museo Etnologico di Berlino, ad ottobre, ha restituito alla Nuova Zelanda due teste Maori mummificate e tatuate, conosciute come toi moko, rimaste lontane dalla loro terra di origine rispettivamente una dal 1879 e l’altra dal 1905.
I toi moko sono stati ricevuti con una solenne cerimonia iniziata con un ‘karanga’ – tradizionale richiamo delle donne Maori che rende omaggio ai loro antenati – eseguito da Hinemoana Baker, poetessa e musicista neozelandese con discendenza sia degli indigeni Maori che degli emigrati europei. Mentre le scatole che contenevano i resti maori erano posate su un tavolo coperto da un panno nero, Baker si voltò per rivolgersi direttamente a loro:
“Siamo qui per piangere per voi e per quello che vi è successo. Molto presto andrete a casa sulle vostre montagne, sui vostri fiumi, sul vostro popolo e sulla vostra patria”, cantava Baker con una voce struggente.
Toi moko, dalla Nuova Zelanda alla Germania
Sebbene non si sia a conoscenza dei nomi, del percorso che i resti maori hanno effettuato prima di sbarcare in Europa e dei motivi di questo lungo viaggio; sappiamo però come arrivarono al museo, uno acquisito da un etnologo dilettante e l’altro come una donazione. Le teste tatuate degli uomini Maori erano considerate un oggetto da collezione nella società europea del XIX secolo. Di fronte alla forte domanda, schiavi e prigionieri di guerra venivano tatuati e successivamente uccisi per vendere le loro teste.
Toi moko, dalla Germania alla Nuova Zelanda
Nonostante la pandemia, il rimpatrio dei toi moko dal Museo Etnologico di Berlino, è stato realizzato rapidamente. Questi resti, insieme ad altri due antenati Maori restituiti dall’Università di Göttingen nello stesso periodo, sono conservati provvisoriamente nel Museo della Nuova Zelanda Te Papa Tongarewa, che fungerà da santuario temporaneo fino a che ulteriori ricerche identificheranno i loro discendenti o il luogo di origine per il ritorno.
“I musei sono nel business degli oggetti e raccontano storie di oggetti che provengono dalle comunità”, afferma TeArikirangi Mamaku, coordinatore del programma di rimpatrio dal 2009, fiducioso che sia solo questione di tempo prima che la posizione di tutti i musei cambi.
Dal 2003, il museo di Berlino ha restituito vari resti Maori alla Nuova Zelanda, oltre ad annunciare il ritorno in Australia di resti ancestrali aborigeni.
“Faremo tutto il possibile per continuare su questa strada e correggere gli errori storici”, ha dichiarato Hermann Parzinge, presidente della Prussian Cultural Heritage Foundation (SPK), fondazione che gestisce il museo di Berlino.
Secondo i dati del Museo Te Papa Tongarewa, incaricato dal 2003 del rimpatrio dei resti ancestrali Maori e Moriori dalle istituzioni internazionali, finora sono stati restituiti al popolo polinesiano 600 antenati Maori provenienti da diverse parti del mondo come Australia, Austria, Canada, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. Attraverso questo ultimo ritorno alle loro terre i morti e i loro discendenti recupereranno la loro dignità.
Fonte: Museo Te Papa Tongarewa / Museo Etnologico di Berlino
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