Da venerdì nelle sale anche in Italia arriverà AVATAR, un colossal 3D che oltre a stupire con gli effetti speciali, ha insite alcune lezioni che tutti dovremmo imparare
Era il 1995 quando James Cameron butta giù la prima parte di un copione di 82 pagine che avrebbe dovuto dare vita ad Avatar: un progetto cinematografico e fantascientifico nel quale il regista e produttore americano crede molto. Un progetto, però che, vista la temporalità con Titanic, è destinato a rimanere tale fino ad oggi e attendere il suo “momento”.
A 12 anni esatti di distanza, quindi, Cameron torna con il suo sogno nel cassetto che nel frattempo è diventato realtà. Avatar ha tutte le credenziali per diventare un capolavoro e una pietra miliare della storia della cinematografia e non siamo solo noi a supporlo: mostri sacri del settore come Steven Spielberg – “il più grande film 3D di tutti i tempi“ – e Ridley Scott – “è fenomenale“ – non sono stati certo criptici nel giudicarlo, lanciandosi in lusinghiere e compiacenti valutazioni.
Avatar è, quindi, un colossal, atteso da più di un decennio, con un budget milionario e con una serie di avanguardie legate a grafica ed effetti speciali che mai prima d’ora si erano potute ammirare. La “classica americanata”, direte voi, con tanti soldi, molto fumo e qualche arrosto. E invece non è affatto così: questo film, oltre all’indubbio profilo tecnico, ha una trama pregna di metafore continue con la vita reale e pone in essere, come fulcro del suo messaggio, valide tematiche ambientali estremamente interessanti.
Forse non tutti sanno che James Cameron vive con sua moglie in un ranch alimentato ad energia solare a Santa Barbara, in California. E se a ciò aggiungiamo una sua dichiarazione rilasciata al quotidiano inglese “The Sun” – “La scienza non è in grado di tenere il passo alla società industriale. Stiamo facendo estinguere diverse specie più velocemente di quanto impieghiamo a classificarle e distruggendo la catena alimentare senza neanche aver fatto in tempo a capirla. I politici si sono riuniti a Copenhagen a discutere del cambiamento climatico, ma non dimentichiamoci che ci sono anche altri problemi”- vediamo come questo regista non sia un genio solo ad usare la macchina da presa, ma anche nell’affrontare la vita nel pieno rispetto della Terra.
Per quanto riguarda la trama, Avatar ci racconta di Pandora, un fantomatico pianeta di chissà quale galassia dove l’arrivo della cultura (dis)umana romperà in maniera dirompente l’equilibrio fino allora esistito. La spedizione giunta dalla Terra, una volta scoperte le grandi risorse energetiche di Pandora, vorrà in tutti i modi estrarle e farle proprie.
Anche se si tratta di fantascienza e di una prima visione, a noi sa tanto di film già visto, ma non sul grande schermo bensì nella vita reale: basti pensare a tutte le spedizioni che hanno visto protagonisti gli stati ricchi a discapito di quelli paradossalmente e inconsapevolmente più ricchi.
Pandora è la casa dove vive una razza di alieni blu conosciuti come i Na’vi che si contraddistinguono per il loro rapporto positivo con la natura. Gli uomini, in contrasto, arrivano con la volontà di avvantaggiarsi la loro energia per risolvere i problemi che loro stessi hanno creato sulla terra. Le metafore sembrano piuttosto comprensibili e se questa produzione dal sopore magico riuscirà in qualche modo a sensibilizzare realmente tutti gli spettatori, forse, sarà il caso di dire che sarà davvero valsa la pena di attendere ben 12.
Il film uscirà in Italia venerdì 15 gennaio: saremo l’ultimo paese al mondo nel quale verrà distribuito. Sperando che gli ultimi (a vederlo) saranno i primi (ad applicare i suoi insegnamenti), vi consigliamo vivamente di catapultarvi al cinema augurandovi una buona visione!