Scienziate che per prime hanno cercato di capire e proteggere il nostro Pianeta, ma a cui non sempre è stato riconosciuto il loro ruolo per lo più discriminate e ignorate per il solo fatto di essere donne. Un libro che raccoglie 10 storie che vale la pena riscoprire per comprendere meglio le sfide del presente. Da Eunice Newton Foote, che nel 1856 indagò per prima sulle dinamiche dell’effetto serra, a Maria Telkes, le cui ricerche nel campo dell’energia solare le valsero l’appellativo di “The Sun Queen”, la Regina del sole, fino ad arrivare a Maria Sibylla Merian, Jeanne Baret, Rachel Carson, Sylvia Earle, Dian Fossey, Jane Goodall, Dana Meadows. E Laura Conti.
“Prime”, ad indicare che prima di loro nessuno mai. “Prime”, a inventare, scoprire, costruire. La società del loro tempo le ha volute mettere in un angolo, colpevoli solo di essere donne, dunque non in grado di avere mente abile e giudizio. Sono 10, 100, 1000. Molte più di quanto si sappia, un esercito di studiose e di scienziate passato alla storia nell’ombra degli uomini. Una mala abitudine dettata dal patriarcato, un’insana logica per cui “la donna non è capace”, quindi merita l’oblio.
È questo il fil rouge che accomapagna “Prime. Dieci scienziate per l’ambiente” (Codice edizioni), curato da Mirella Orsi e Sergio Ferraris e da oggi, 6 settembre 2023, disponibile in libreria e in e-book: uno straordinario e imperdibile racconto di 10 scienziate che per molti anni non hanno trovato il giusto spazio nella storia proprio perché donne. Un’opera corale scritta da 10 giornalisti e giornaliste del settore , rigorosamente 50% donne e 50% uomini.
“Prime”, chi sono le dieci scienziate per l’ambiente
Ecco nel dettaglio le 10 scienziate raccontate nel volume edito da Codice edizioni:
Laura Conti partigiana, medica, politica e divulgatrice scientifica è stata la prima a sollevare le coscienza ecologica nel nostro Paese, non solo contribuendo a fondare Legambiente, ma soprattutto mostrando tutti i limiti del profitto fine a sé stesso e le conseguenze nefaste di una crescita che non tiene conto della salute dei lavoratori e dello sfruttamento delle risorse. Aveva auspicato già 30 anni quel cambio di paradigma che oggi chiamiamo economia circolare, ma la sua voce e le sue opere sono rimaste inascoltate e cadute nel dimenticatoio subito dopo la sua morte. C’è anche la sua storia in questo libro sapientemente sviscerata dalla direttrice di GreenMe, Simona Falasca.
Maria Sibylla Merian, artista e naturalista del XVII secolo unì la passione per il disegno all’interesse per il mondo degli insetti, in un’epoca in cui venivano considerati “bestie di Satana” generati dal marciume. Fu la prima a descrivere (e disegnare) il processo di metamorfosi dei bruchi in farfallae, come racconta Giorgia Marino, a gettare le basi dell’entomologia moderna attraverso il suo lavoro di documentazione, straordinario sia artisticamente che scientificamente.
Jeanne Baret, celebre botanica ed esploratrice francese che nel 1766 lasciò la Francia per una spedizione esplorativa diventando la prima donna a circumnavigare il mondo e a scoprire la bellissima bouganville. Come ci racconta magistralmente Giorgia Burzechechi dovette vestirsi da uomo per riuscire a farlo.
Eunice Newton Foote, Fu lei, nel lontano 1856 con appena due cilindri di vetro, quattro termometri e una pompa ad aria, a indagare per prima le dinamiche dell’effetto serra e a comprendere le conseguenze sul clima terrestre, ma soltanto nel 2011 un ricercatore indipendente – Raymond Sorenson – riconobbe i suoi meriti. Mirella Orsi lo ha contattato e ricostruito alla perfezione la vicenda che, con secoli di ritardo, ha finalmente fatto luce su questa incredibile scienziata, tra l’altro lontana parente del più noto Isaac Newton.
Rachel Carson, le è il simbolo di una vera e propria rivoluzione: il suo Silent Spring, già nel 1962 metteva in guardia dai pericoli derivanti dall’uso improprio di pesticidi chimici ma soprattutto metteva in dubbio la portata e la direzione della scienza moderna, dando inizio al movimento ambientalista contemporaneo costringendo, come ripercorre minuziosamente Davide Mazzocco, le aziende a fermare l’ecocidio legato all’abuso del DDT e non solo.
Maria Telkes, ” non a caso ribattezzata la Regina del Sole” è stata la prima che con le sue invenzioni concrete , dal frigorifero termoelettrico al forno solare, fino all’avveniristica casa riscaldata soltanto dall’energia solare, negli anni ’40, ha segnato il futuro solare dell’umanità e la sua storia è raccontata con passione da Paola Bolaffio
Sylvia Earle, biologa marina nominata primo “eroe del Pianeta” dalla rivista Time e nota anche come “Sua profondità”. Per oltre 50 anni ha esplorato il mare aperto studiando i danni provocati dagli incidenti petroliferi. Un racconto “profondo” di Ivan Manzo.
Dian Fossey, passata alla storia come la “signora dei gorilla”, zoologa statunitense, veniva chiamata dal popolo del Ruanda che l’aveva accolta Nyiramacibili, “colei che vive da sola nella foresta”, a sugellare la missione di una vita: quella di difendere strenuamente i diritti degli animali. La racconta minuziosamente Sergio Ferraris.
Jane Goodall, la “signora delle scimmie”, etologa e antropologa britannica, considerata una vera leggenda. Nonostante la sua veneranda età, continua a battersi per la salvaguardia dell’ambiente e degli animali, rappresentando una grande fonte di ispirazione anche per le future generazioni. Come spiega bene Gabriele Vallarino con i suoi studi Jane Goodall ha cambiato per sempre il modo in cui l’uomo guarda gli animali, dimostrando la stretta e imprescindibile interconnessione della società con l’ambiente naturale.
Dana Meadows, una delle pensatrici ambientali più influenti del ventesimo secolo. Dopo aver conseguito un dottorato in biofisica ad Harvard, si unì a un team del MIT che applicava gli strumenti relativamente nuovi della dinamica dei sistemi a problemi globali. Fu la prima a dimostrare che la crescita esponenziale non è possibile, né tanto meno auspicabile Il suo “The Limits to Growth“, ha venduto più di 9 milioni di copie in 26 lingue.
Sono loro che hanno scritto la storia dell’ambientalismo e non solo, ampliando le nostre conoscenze in campi come la biologia, la zoologia e la botanica. Sono loro, ma sono molte di più. È a loro che dobbiamo il senso della lotta e della strenua difesa della natura, è a loro che dobbiamo il senso vero del sacrificio in nome della ricerca e della conoscenza. Hanno subito dimenticanze e oppressioni, sono state umiliate e volutamente messe da parte, convinta – la società – che il massimo che potessero fare era prendersi cura di casa e marito. Una convinzione misogina e, ahinoi, ancora latente: non aveva senso nell’Ottocento, non può averlo adesso. È per questo motivo che la storia va riletta e conosciuta fino in fondo, è per questo che il racconto di queste e di altre grandi donne va sbandierato ai quattro venti e conservato e tramandato col giusto merito.
“Prime. Dieci scienziate per l’ambiente” (Codice edizioni) è già disponibile in libreria e online. (linkaffiliazione)
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