Paesaggi idilliaci con piante, uccelli e un’edicola sacra con dipinte le figure dei Lari protettori della casa. Pompei non smette mai di stupire, questa volta a riemergere è un vero e proprio "Giardino incantato".
Paesaggi idilliaci con piante, uccelli e un’edicola sacra con dipinte le figure dei Lari protettori della casa. Pompei non smette mai di stupire, questa volta a riemergere è un vero e proprio “Giardino incantato”.
Un grande larario custodito da due grandi serpenti, un pavone, fiere dorate che si battono contro un cinghiale nero come i mali del mondo. E poi ancora uccellini, un pozzo, una vasca colorata e il ritratto di un uomo-cane.
Il sontuoso larario dipinto di circa 4 metri per 5 tornato alla luce durante uno scavo nella Regio V di Pompei. I Lari, ricordiamolo, sono figure che rappresentano gli spiriti protettori degli antenati defunti e che proteggono la famiglia.
“Una stanza meravigliosa ed enigmatica che ora dovrà essere studiata a fondo” ha spiegato all’Ansa, il direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna.
Il giardino incantato probabilmente è stato sepolto duemila anni fa, ma su chi fosse il proprietario di questa casa aleggia ancora il mistero.
“Chissà che non lo rivelino i lavori dei prossimi mesi, quando verranno liberate dai lapilli altre due stanze che si affacciavano sul giardino. Tutt’intorno Pompei oggi è un grande cantiere per mettere in sicurezza la millenaria città. La scoperta della casa del giardino incantato è un tesoro inaspettato che viene da qui”, continua Massimo Osanna.
“Forse un ricco commerciante, senz’altro una personalità raffinata e colta”, ipotizza ancora Osanna. Ciò che è certo è che è di un fascino indiscusso e secondo gli esperti uno dei più eleganti riemersi ad oggi.
La cosa straordinaria è che è integro dalla coltre di pomici e lapilli, i colori sono ancora distinti e le figure brillanti, c’è perfino l’arula in terracotta poggiata ai piedi dell’edicola, con i resti carbonizzati delle offerte bruciate, una pigna, due grandi uova, fichi e datteri.
Nel frattempo, si continua a scavare per trovare le stanze che si affacciavano su quel giardino, dove nella grata di una finestra piena di detriti resta il ricordo dell’apocalisse arrivata dal Vesuvio.
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Dominella Trunfio
Foto: ANSA/CIRO FUSCO