Pompei non smette mai di stupire e ora, dopo alcuni interventi di manutenzione, è ancora più affascinante. Il Parco Archeologico ha infatti aperto ai visitatori una nuova tappa dove si possono vedere i calchi delle vittime della terribile eruzione del 79 d.C.. E nel frattempo, gli scavi hanno fatto luce su altri segreti dell’edilizia romana
Splendida Pompei! Dopo alcuni interventi di manutenzione, potremmo ammirare una nuova tappa dove vengono mostrati i calchi delle vittime dell’eruzione del 79 d.C.. E nel frattempo, gli scavi della Regio IX hanno fatto luce su altri segreti dell’edilizia romana.
I visitatori possono accedere all’area attraverso l’ingresso di Piazza Anfiteatro, attraversando il tratto di passeggiata nel verde costeggiato dalle antiche tombe della necropoli di Porta Nocera, dove sono esposti 4 calchi di vittime, delle quali una ancora nella posizione originale di rinvenimento, un uomo adulto, alto circa 1 metro e 80.
Altri due corpi erano stati trovati tra porta Nocera e la torre II della fortificazione, in particolare un adolescente steso sul fianco sinistro e un adulto riverso sul fianco destro con braccia e gambe piegate. Ora tutti visitabili nel medesimo spazio.
Pompei, la necropoli e i calchi delle vittime dell’eruzione: un nuovo percorso di visita @pompeii_sites #pompei https://t.co/2ALk8V3uF0
— AgenziaCULT (@AgCultNews) March 28, 2024
E non finisce qui. Perché nel frattempo, come riferisce lo stesso Parco Archeologico, dagli scavi nella Regio IX, insula 10, sono riemerse importanti testimonianze di un cantiere in piena attività, tra le quali strumenti di lavoro, tegole e mattoni di tufo accatastati e cumuli di calce. Il ritrovamento, per la quale gli archeologi si sono avvalsi del supporto di un gruppo di esperti del Massachusetts Institute of Technology (Usa) è di importanza storica immensa.
Si tratta di un’occasione straordinaria per sperimentare le potenzialità di una stretta collaborazione tra archeologi e scienziati dei materiali – scrivono gli autori del ritrovamento – […] L’ipotesi portata avanti dal team è quella dell’hot mixing, ovvero la miscelazione a temperature elevate, dove la calce viva (e non la calce spenta) è premiscelata con pozzolana a secco e successivamente idratata e applicata nella costruzione dell’opus caementicium
Infatti, di norma la calce viva viene immersa nell’acqua, cioè “spenta”, molto tempo prima dell’uso in cantiere, formando il cosiddetto grassello di calce, un materiale dalla consistenza plastica. La reazione tra calce viva e acqua produce calore e, solo al momento della messa in opera, la calce viene mescolata con sabbia e inerti per produrre la malta o il cementizio. A Pompei, invece, risulta che la calce viva venisse in un primo momento mescolata solo con la sabbia pozzolanica, mentre il contatto con l’acqua avveniva poco prima della posa in opera del muro.
Ciò significa che, durante la costruzione della parete, la miscela di calce, sabbia pozzolanica e pietre era ancora calda per via della reazione termica in corso – scrivono gli archeologico del Parco – e di conseguenza si asciugava più rapidamente, abbreviando i tempi di realizzazione dell’intera costruzione
Per intonacare le pareti, invece, sembra che la tecnica fosse invece quella classica, come si fa ancora oggi.
Lo scavo nella Regio IX, insula 10, progettato negli anni del Grande Progetto Pompei sta dando, come era prevedibile, importanti risultati per la conoscenza della città antica – afferma Massimo Osanna, Direttore generale Musei – Un cantiere di ricerca interdisciplinare, nato come il precedente scavo della Regio V, dalla necessità di mettere in sicurezza i fronti di scavo, ossia le pareti di materiale eruttivo lasciate dagli scavi del XIX e XX secolo che incombono pericolosamente sulle aree scavate. Pompei continua a essere un cantiere permanente dove ricerca, messa in sicurezza, manutenzione e fruizione sono attività connesse e prassi quotidiana
Fonti: Ansa / Agenzia Cult/X / Pompeii Sites
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