Come una recente ricerca sfida secoli di teoria musicale, evidenziando il potere degli strumenti non occidentali nel definire nuove armonie e arricchire l'apprezzamento musicale
Una recente ricerca ha scoperto che ciò che rende un suono armonioso non segue soltanto le antiche teorie occidentali, ma si estende molto oltre, abbracciando strumenti e melodie di culture lontane. Questo studio apre un universo di possibilità, dove il bello della musica risiede anche nell’imperfezione e nella diversità. Da secoli, la teoria musicale occidentale si è basata sul principio pitagorico che la “consonanza“, ovvero un insieme di suoni percepiti come piacevoli all’orecchio, derivi da rapporti numerici semplici, come quelli tra i numeri 3 e 4.
Tuttavia, un team di ricercatori provenienti dall’Università di Cambridge, dall’Università di Princeton e dall’Istituto Max Planck per l’Estetica Empirica ha messo in dubbio questa teoria attraverso uno studio pubblicato su Nature Communications. Contrariamente alla credenza che gli accordi debbano corrispondere esattamente a questi rapporti matematici per essere apprezzati, gli autori dello studio hanno rivelato che esiste una preferenza per una lieve deviazione da questi canoni, indicando un’apprezzamento per l’imperfezione che aggiunge vivacità ai suoni.
Il dottor Peter Harrison, coautore dello studio e direttore del Centro per la Musica e la Scienza dell’Università di Cambridge, ha evidenziato come alcuni strumenti musicali non occidentali, quali campane, gong, xilofoni e il bonang, uno strumento del gamelan giavanese, non aderiscano alle tradizionali relazioni matematiche occidentali. Questi strumenti producono schemi di consonanza e dissonanza unici, aprendo la strada a nuove possibilità armoniche che vanno oltre i limiti imposti dalla teoria musicale occidentale.
Un’esplorazione globale dell’armonia
Attraverso un laboratorio online, più di 4.000 partecipanti dagli Stati Uniti e dalla Corea del Sud hanno preso parte a 23 esperimenti comportamentali, fornendo oltre 235.000 valutazioni sulla piacevolezza degli accordi musicali. Questa ricerca ha permesso di esaminare le preferenze armoniche con un approccio innovativo, dimostrando che gli intervalli musicali non devono necessariamente essere perfettamente intonati per essere apprezzati. Inoltre, è stato scoperto che le consonanze prodotte dal bonang si adattano armoniosamente alla scala musicale della cultura indonesiana, offrendo un contrasto significativo rispetto agli strumenti occidentali.
I risultati di questa ricerca non solo sfidano le concezioni tradizionali dell’armonia ma aprono anche nuove prospettive per musicisti e produttori alla ricerca di un linguaggio armonico innovativo. Harrison auspica che i musicisti siano incentivati a sperimentare con strumenti meno conosciuti per scoprire armonie inesplorate e stimolare la creazione di nuova musica che possa essere intuitivamente apprezzata, senza la necessità di un approfondimento teorico. Inoltre, l’integrazione di strumenti non occidentali potrebbe arricchire significativamente la musica pop contemporanea, creando un ponte tra l’armonia occidentale e le melodie di altre culture.
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Fonte: Nature Communications
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