Tre visite ogni domenica a intervalli di un’ora, condotte dall’archeologa Barbara Rossi, alla scoperta della Piramide di Caio Cestio
La Sovrintendenza Speciale di Roma, guidata da Daniela Porro, sta promuovendo un ciclo di aperture eccezionali della Piramide di Caio Cestio, in seguito al notevole successo ottenuto durante le Giornate Europee del Patrimonio.
Le visite guidate saranno coordinate dalla responsabile del sito, l’archeologa Barbara Rossi, e saranno tre ogni domenica, a intervalli di un’ora: alle 10, alle 11 e alle 12, con un massimo di 25 partecipanti per ciascun turno.
L’accesso alle visite è gratuito, ma è obbligatoria la prenotazione, compilando l’apposito modulo disponibile ogni martedì su www.soprintendenzaspecialeroma.it. Attenzione perché si tratta di un’iniziativa molto apprezzata, dato che le prenotazioni per la giornata di domenica 8 ottobre sono andate esaurite in pochi minuti.
La storia della Piramide di Caio Cestio
La Piramide Cestia costituisce l’unico monumento rimasto di una serie presente a Roma nel I secolo a.C., durante il periodo in cui l’architettura funeraria fu influenzata dalla moda successiva alla conquista dell’Egitto nel 31 a.C. Caio Cestio, politico romano e membro del collegio sacerdotale degli epuloni, volle che la costruzione del suo sepolcro a forma di piramide fosse completata in 330 giorni, come indicato nel suo testamento.
La tomba fu eretta lungo la Via Ostiense tra il 18 e il 12 a.C. Successivamente la Piramide fu inclusa nella cinta muraria costruita tra il 272 e il 279 d.C. per iniziativa dell’imperatore Aureliano. La struttura, alta 36,40 metri con una base quadrata di 29,50 metri di lato, presenta un nucleo di opera cementizia con una cortina di mattoni. Il rivestimento esterno è composto da lastre in marmo lunense.
La camera sepolcrale, con volta a botte, fu sigillata durante la sepoltura seguendo l’usanza egiziana. Le pareti sono decorate con affreschi secondo uno schema a pannelli, con figure di ninfe alternate a vasi lustrali su fondo chiaro. In alto, agli angoli della volta, quattro Vittorie alate reggono corone e nastri. Originariamente, al centro doveva esserci una scena di apoteosi raffigurante il defunto proprietario del sepolcro.
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Fonte: Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma
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