Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata della lingua madre. La data scelta non è casuale, nasconde un terribile retroscena sconosciuto ai più...
No, la lingua non rappresenta soltanto un insieme di parole: è custode della storia, della cultura e delle tradizioni di un popolo. E proprio oggi si celebra la Giornata mondiale della lingua madre, istituita dall’UNESCO per sottolinearne la sua importanza e la ricchezza del multilinguismo.
Ma dietro l’istituzione di questa giornata si cela un drammatico retroscena, che non tutti conoscono: la data scelta, infatti, non è casuale e si riferisce ad un massacro avvenuto nell’attuale Bangladesh.
Il 21 febbraio del 1952 quattro studenti dell’Università di Dacca furono uccisi brutalmente dalla forze di polizia del Pakistan, che all’epoca comprendeva anche il Bangladesh, mentre manifestavano per il riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale, mentre centinaia rimasero feriti. Una strage brutale, che ancora oggi brucia ancora per quel popolo e che ci invita a riflettere sul valore della lingua madre.
Così, nel 1999 l’UNESCO ha deciso di introdurre questa importante giornata per ricordare al mondo intero che “la lingua madre non può essere cancellata e sostituita da nessuna altra lingua, perché è parte della vita di ogni individuo, la lingua del cuore, degli affetti e delle emozioni”.
Giornata della lingua madre: il tema del 2024
Il tema scelto quest’anno per celebrare la Giornata internazionale della lingua madre 2024 è “ L’educazione multilingue è un pilastro dell’apprendimento intergenerazionale ”. Oggi infatti 250 milioni di bambini e giovani ancora non frequentano la scuola e 763 milioni di adulti non padroneggiano le competenze di alfabetizzazione di base.
L’educazione nella lingua materna sostiene l’apprendimento, l’alfabetizzazione e l’acquisizione di altre lingue – sottolinea l’Unesco –Sostenere il multilinguismo nelle scuole significa anche preservare e promuovere la pluralità linguistica, soprattutto per quanto riguarda le lingue di cui sono rimasti solo pochi parlanti.
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Fonte: UNESCO
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