Street art: gli occhi che riflettono le anime delle città nei murales di My Dog Sighs

Citando Saramago: se gli occhi sono l'unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un'anima, allora negli occhi di My Dog Sighs cosa riusciamo a scorgere?

My Dog Sighs è un artista multidisciplinare che si dedica da 15 anni alla realizzazione di bellissimi murales e alla realizzazione di opere d’arte con materiali riciclati, qui potete vederne alcune.

I protagonisti indiscussi dei suoi dipinti, che possiamo ammirare sugli edifici di vari paesi del mondo tra cui Giappone, Israele, Regno Unito e dal 2018 anche in Italia, sono gli occhi.

Occhi in cui l’artista riflette il mondo che lo circonda, tra figure nette e definitive e riflessi dai contorni più astratti.

Un’ascesa fenomenale quella che lo ha visto protagonista negli ultimi anni, non solo per il suo ovvio talento ma per la quantità di ore che dedica alla sua arte.
Il meritato successo di quest’artista però non nasce dal nulla, nasce nelle strade di Portsmouth, cresce nelle strade della sua città, spinto da una personale concezione dell’arte slegata dagli interessi economici, portavoce di un’idea di arte libera e fruibile da tutti, slegata da musei e luoghi preposti per convenzione ad esposizioni.

My Dog Sighs è dell’opinione che tutti abbiamo diritto a un po’ di bellezza, ed è per questo che ha iniziato e non ha mai smesso di condividere le sue opere sui muri di tutto il mondo.

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Gli accenni di quel libero impeto artistico sono cominciati ad apparire casualmente sui muri di tutto il mondo più di un decennio fa, fino ad approdare anche a Roma, a marzo 2018, in occasione della seconda edizione di “Forgotten Project”: un progetto urbano che punta i riflettori sugli edifici della città di Roma che, seppure situati in luoghi centrali, rischiano di essere dimenticati, che ha lo scopo di portare il cittadino alla riflessione attraverso l’arte.

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E attraverso le riflessioni di 540 occhi l’artista inglese ha scelto di raccontarci la storia dell’Ospedale Nuovo Regina Margherita nel quartiere di Trastevere, con un’opera intitolata I still remember how it was before, in cui ogni occhio racconta la storia della comunità e del luogo che si è preso cura di ognuno di loro. In quegli innumerevoli occhi ha impresso le storie di chi in quei luoghi è entrato, ha transitato, è nato, è fuggito via…

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Qui potete dare uno sguardo a tutta la sua gallery

Fonte foto: Facebook

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