Presto alcuni reperti potrebbero tornare nel nostro Paese dopo essere state esportate in maniera illegale e acquistate dal museo francese senza verificare la loro provenienza
È un tira e molla che va avanti da decenni e ora finalmente la situazione si potrebbe sbloccare. Il Museo del Louvre di Parigi sta infatti considerando la richiesta dell’Italia di restituire antiche opere che sono state trafugate e portate illegalmente in Francia.
Alcuni dei reperti esposti nella galleria Campana del Louvre potrebbero dunque presto fare ritorno nel nostro Paese. Queste preziose testimonianze storiche sono state esportate in modo illegale e acquistate dal museo francese senza un’adeguata verifica sulla loro provenienza.
Quali sono le opere in questione e le indagini a riguardo
Attualmente, l’Italia ha richiesto la restituzione di sette reperti archeologici al Museo del Louvre. Tra questi, si trova un’anfora del V secolo a.C. attribuita al “pittore di Berlino”, un artista greco di ceramica la cui identità rimane ancora sconosciuta. Questo vaso raffigura un musicista che suona la cetra ed è stato acquistato nel 1994 in un’asta da Sotheby’s, ma la sua provenienza precedente non è molto chiara.
Altri reperti includono un vaso antico del pittore di Ixion risalente al III o IV secolo a.C. e un altro cratere decorato con scene mitologiche attribuito al pittore di Antiménès. Nella lista delle opere di valore richieste figura anche una coppia di nereidi, ninfe del mare originarie della Puglia.
Molti di questi reperti sarebbero passati attraverso le mani di un ambiguo mercante italiano di nome Gianfranco Becchina, che li avrebbe successivamente venduti al Louvre negli anni ’80. Di recente, grazie all’opera di due archeologi italiani e un esperto danese, è emersa la loro provenienza illecita.
Per fare luce sulla vicenda, Maurizio Pellegrini e Daniela Rizzo – due archeologi romani – hanno collaborato con l’esperto danese Christos Tsirogiannis. Il team ha condotto un’indagine approfondita sulle attività dei mercanti d’arte in Italia ed Europa e sul traffico illecito. Quando hanno scoperto attività sospette durante le indagini, hanno prontamente condiviso le informazioni con le autorità competenti.
La nuova direttrice del Louvre sembra intenzionata a fare chiarezza
In passato, una richiesta di restituzione di questi reperti era stata presentata alla direzione del Museo del Louvre, ma l’allora presidente Jean-Luc Martinez non aveva dato molta importanza alla questione. Attualmente, il museo è guidato dalla critica d’arte Laurence des Cars, che ha avviato indagini sui reperti in questione ritenendoli “una macchia” nelle collezioni del Louvre.
La posizione italiana è confermata da una nuova richiesta inviata dal direttore generale Archeologia al Ministero della Cultura, Luigi La Rocca. A questa è seguita la domanda ufficiale presentata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano lo scorso febbraio durante una visita ufficiale a Parigi.
Si spera che l’indagine entri in una seconda fase durante l’autunno. Secondo quanto ha dichiarato la direttrice Laurence des Cars, sarà in questo periodo che il ministro della Cultura francese prenderà la decisione finale sul futuro di questi reperti.
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