Com’è possibile che nel deserto egiziano ci siano fossili di balene? La risposta è semplice: circa 50 milioni di anni fa, il sito naturalistico di Wadi al-Hitan o Valle delle balene era sommerso dal mar Tetide, oggi invece è sede del primo Museo dei Fossili e del cambiamento climatico del Medio Oriente.
Com’è possibile che nel deserto egiziano ci siano fossili di balene? La risposta è semplice: circa 50 milioni di anni fa, il sito naturalistico di Wadi al-Hitan o Valle delle balene era sommerso dal mar Tetide, oggi invece è sede del primo Museo dei Fossili e del cambiamento climatico del Medio Oriente.
Già tra i patrimoni dell’Umanità Unesco, la Valle delle balene è adesso lo scenario del Museo che vedete in queste immagini.
Inaugurato pochi giorni fa, esso contiene una preziosa collezione di fossili, tra cui gli archeocèti, un sottordine estinto di cetacei, che si distinguono dagli attuali per la presenza di narici e per la dentatura. Molti degli scheletri che si sono conservati fra le formazioni rocciose sono in buone condizioni.
Durante la cerimonia, come riporta l’Agenzia Nova, l’ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari, ha sottolineato l’impegno dell’Italia nel settore della protezione ambientale e ha indicato che la terza fase del Programma di cooperazione ambientale italo-egiziano, di prossimo avvio, contribuirà alla sostenibilità delle attività intraprese per rafforzare il sistema delle Aree protette in Egitto con uno stanziamento di tre milioni di euro.
L’idea del Museo fa parte di un progetto messo in campo dal governo egiziano per rilanciare il turismo della zona e soprattutto per ripristinare la fiducia nella sicurezza delle aree a rischio.
Il Museo è a forma di cupola e si sposa perfettamente con il paesaggio circostante fondendosi con le dune di sabbia. Al suo interno, ci sono anche utensili preistorici usati dai primi esseri umani e vari fossili di balena esposti in scatole di vetro che mostrano la transizione evolutiva.
Dominella Trunfio
Photo credit: Thomas Hartwell / AP Photo
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