A Copenaghen è stato da poco inaugurato il Museo della felicità, un percorso in cui scavare nei meandri di ciò che ci rende persone contente.
Dove poteva aprirsi se non in una delle città dove meglio si vive al mondo? Copenaghen, nella efficientissima Danimarca, inaugura il primo Museo al mondo dedicato alla felicità, un percorso in cui cominciare a scavare nei meandri di ciò che ci rende persone contente e appagate.
Già a Londra, nel 2016, ci fu un felice tentativo di creare una mostra incentrata sulla felicità e allora l’esposizione, durata tre giorni, richiamò la curiosità di migliaia di visitatori. Ora il Museo della felicità della capitale danese è un progetto stabile del Copenhagen Happiness Institute e si tratta di un excursus interattivo concentrato sulla storia della felicità nelle sue varie sfaccettature, sull’anatomia dei sorrisi, i benefici di alimenti come il cioccolato e le ragioni per cui gli scandinavi sono tra le persone più felici della terra.
D’altronde, per anni la Danimarca è stata designata come il “paese più felice del mondo”, spesso al primo posto della classifica dei Paesi più felici del mondo stilata dalla Sustainable Development Solutions Network (Sdsn).
“Abbiamo pensato, perché non creiamo un luogo in cui le persone possono sperimentare la felicità da diverse prospettive e offrire loro una mostra in cui possono diventare un po’ più sagge su alcune delle domande che cerchiamo di risolvere?”, spiega alla CNN il creatore e direttore del museo è Meik Wiking, un giovane studioso ritenuto forse il massimo esperto di felicità in Danimarca e a capo dell’Happiness Institute.
Il suo obiettivo non è solo quello di scavare nella felicità individuale, ma anche di “informare i responsabili delle decisioni sulle cause e gli effetti della felicità umana, rendere il benessere soggettivo parte del dibattito sulle politiche pubbliche e migliorare la qualità di vita complessiva per i cittadini di tutto il mondo”.
Visto il particolare momento storico in cui è stato aperto (e la scelta non è casuale) sono stati pensati rigorosi protocolli anti Covid-19, tra cui un sistema di accesso a senso unico e un limite di 50 ospiti.
Una occasione buona, insomma, per quando potremo andarci anche no, per fare un originalissimo tour nella felicità globale, mostrando come le percezioni di essa siano cambiate nel corso della storia, come appare nelle diverse regioni del mondo e perché alcuni paesi sembra che ne abbiano più di altri.
“Potremmo essere danesi o messicani o americani o cinesi, ma siamo prima di tutto persone“, conclude Wiking. E cercare il senso della felicità più disparata potrebbe aiutarci a vivere meglio.
Fonti: Museo della felicità / CNN
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