Troppa folla davanti al Bosch: la geniale soluzione del Museo Del Prado che sorprenderà i visitatori

Il Museo Del Prado ha deciso di rinnovare la stanza che ospita "Il giardino delle delizie" di Bosch perché sempre troppo affollata.

Il Museo del Prado di Madrid ha un problema con “Il giardino delle delizie“, l’opera memorabile, meravigliosa, geniale, di Hieronymus Bosch. La stanza in cui è esposta è sempre troppo affollata per poter godere pienamente del trittico, che per sua natura richiede una spiegazione più articolata e lunga rispetto ad altri dipinti, e necessita di essere osservato da vicino, dettaglio per dettaglio. Ecco perché il Museo del Prado è intenzionato a trovare una soluzione.

I supporti utilizzati in passato per una mostra temporanea realizzata nel 2016, poi adottati in via definitiva, si sono rivelati troppo ingombranti e per questo, il Museo, ha pensato di ideare un’alternativa più leggera e funzionale.

L’idea è quella di installare degli schermi su cui proiettare i dettagli dei dipinti perché, spesso, l’affollamento della stanza dipende proprio dal fatto che i visitatori si fermano per osservare i particolari, intasando lo spazio. Grazie ai proiettori si spera di decongestionare il traffico senza rinunciare alla possibilità di perdersi tra i dettagli, così preziosi e indispensabili per godere pienamente dell’opera di Bosch.

Antoni Laporte di ARTImedia, secondo quanto riporta El Pais, ha affermato che il museo deve impegnarsi non solo a far arrivare visitatori ma offrire loro un’esperienza di valore. Ed è per questo che a suo parere è importante creare spazi adiacenti con immagini audiovisive e interpretazioni dettagliate.

Lo stesso pensa Sara Bono Perucho, esperta nella gestione del patrimonio culturale, secondo la quale i contenuti audiovisivi consentono al visitatore di godere del lavoro di Bosch in un modo diverso, sperimentando l’arte in maniera più interattiva. Una distrazione, come l’ha definita, che induce gli utenti a rimanere meno a lungo davanti all’opera evitando a tutti file interminabili.

FONTI: Museo del prado/Facebook/El Pais

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