Nesyamun, sacerdote egizio di 3000 anni fa, parla grazie alla ricostruzione della sua voce realizzata da un gruppo di ricerca dell’Università di Londra
Nesyamun, sacerdote egizio di 3000 anni fa, parla. E non parlava solo all’epoca (immaginiamo di sì), parla anche ora, grazie alla ricostruzione della sua stessa voce realizzata da un gruppo di ricerca dell’Università di Londra.
Gli studiosi hanno utilizzato uno scanner a tomografia computerizzata (TC) per realizzare una versione stampata in 3D della bocca e della gola di Nesyamun. Il sistema è stato combinato con una laringe elettronica per ricostruire il suono che sarebbe uscito dal suo tratto vocale se fosse nella sua bara e la sua laringe fosse tornata in vita.
La ricerca è iniziata diversi anni fa: nel mese di settembre 2016 il personale del Leeds City Museum, in Inghilterra, dove Nesyamun ha risieduto negli ultimi 200 anni, ha portato la mummia in un ospedale vicino per essere sottoposta alla scansione TC, dalla quale era emerso che la gran parte della gola era rimasta intatta. Da questo la possibilità di realizzare l’eccezionale ricostruzione.
“Il processo di mummificazione è stato fondamentale qui – spiega Joann Fletcher, coautore del lavoro. La superba qualità di conservazione raggiunta dagli antichi imbalsamatori ha fatto sì che il tratto vocale di Nesyamun fosse ancora in ottima forma”.
Così il team ha stampato in 3D una copia del tratto vocale di Nesyamun tra la laringe e le labbra e l’ha inserito in un altoparlante simile a quello usato dai camion dei gelati. Il suono a questo punto esisteva, ma andava tramutato elettronicamente: per questo, tramite un computer, è stata costruita un’onda elettronica simile a quella utilizzata nei comuni sintetizzatori vocali, sistema che ha agito come una laringe artificiale.
Al momento abbiamo un unico suono, simile ad un’esclamazione, ma l’esperimento, perfettamente riuscito, potrebbe gettare le basi per la ricostruzione della vera e propria voce di una persona antica, magari vissuta migliaia di anni fa.
“Di certo non può parlare al momento – precisa a questo proposito David Howard, altro coautore – Penso però che sia assolutamente plausibile immaginare che un giorno sarà possibile produrre vere e proprie parole”.
Per rendere possibile tutto ciò si dovrà modificare il software del computer, in modo da ricostruire elementi come le dimensioni e il movimento della lingua, nonché la posizione della mascella.
Ma se questo sarà realtà, e come sarà usato soprattutto, è ancora da dimostrare.
Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports.
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