Al CityLab 971 di Roma rifiuti e materiali di scarto diventano opere d'arte: c'è tempo fino al 29 febbraio 2024 per ammirare la mostra collettiva "Connessioni multiple", all'insegna del riciclo e del legame fra artisti e natura
Bottiglie di plastica, vecchi giornali, ante di armadi e cuscini, destinati a diventare rifiuti, si trasformano in arte per comunicare potenti messaggi. L’dea della mostra collettiva, dal nome “Connessioni multiple”, nasce dalla mente del pittore Mauro Romano che ha riunito altri otto artisti per creare delle opere in “connessione” con lo spazio CityLab 971 di via Salaria a Roma.
Ed è proprio la storia di Citylab 971, un’ex cartiera riqualificata, a ispirare la loro ricerca, che li ha portati a raccontare il loro rapporto con la natura e il riciclo. Gli artisti si concentrano sul ciclo di vita delle opere d’arte e tengono conto delle risorse che usano. Questo approccio da un lato permette di ridurre l’impatto ambientale, dall’altro offre anche infinite possibilità creative.
Grande successo per il vernissage della mostra di ieri Connessioni multiple presso @citylab971official. Gli strepitosi 9…
Posted by Silvia Mattina on Saturday, February 17, 2024
Ma nell’esposizione, curata da Silvia Mattina, c’è spazio anche per temi come la giustizia sociale, la non violenza e democrazia. Oltre a lanciare un messaggio di sostenibilità, le varie creazioni artistiche dimostrano che la bellezza può essere trovata anche nelle cose più inaspettate.
Al giorno d’oggi si parla sempre di più di produzione in serie e meno dello scarto prodotto dalle grande aziende. Da questa riflessione parte il recupero della tradizione artigianale di Marialuna Storti, che realizza l’opera Eidos (forma) dalla carta riciclata dei giornali. L’intuizione nasce dall’esigenza di creare una nuova carta fatta a mano, unica e diversa rispetto ai fogli industriali. Questa grande tela di carta è piantata su dei tronchi di legno bruciati e trovati a pochi passi dallo spazio.
L’armonia con le persone e l’ambiente è, invece, centrale per l’artista Pierluigi Fulvio Pastore (Salerno, 1981). L’installazione “Ogni seme è un anelito” prende ispirazione dagli altri artisti in mostra e dai materiali di scarto trovati all’interno della fabbrica, quali pannelli e tronchi di legno e cuscini. Il suo intento è infatti quello di rispecchiare un modo di lavorare spontaneo e semplice, in grado di far riflettere sulla velocità del nostro consumo. Lo stesso materiale utilizzato, essendo di origine naturale, ha infatti la stessa caducità che caratterizza il cerchio della vita. L’unico elemento di disturbo è un filo di luce a led che ci ricorda l’invadenza della tecnologia nel nostro rapporto con la natura.
Invece, Ana Paula Torres sceglie la plastica per realizzare le proprie opere, con esiti sorprendenti. In questo modo, non solo viene usato un materiale spesso demonizzato perché potenzialmente dannoso per l’ambiente, se abbandonato in maniera indiscriminata, ma l’artista dimostra come possa acquisire valore una volta riutilizzato. “Corpus” consiste in sculture realizzate con bottiglie di plastica che, una volta bruciate, vengono dipinte per diventare dei nuovi oggetti d’arte.
L’opera del “Anta-ni+Ban!” di Lucio Barbuio è un forte NO alla cultura dell’usa e getta. Nel 2021 Barbuio inizia a disegnare i pannelli ma anche tanti altri oggetti che trova in giro per le strade di Roma. Salva gli oggetti dal degrado, li colora e li regala ai passanti, così da riportare nelle case quelle stesse cose, prima abbandonate. Nell’opera in mostra “Anta-ni” protegge, copre e censura il messaggio provocatorio al centro del banner industriale: Viva la Vida. In qeusto modo cerca di contrastare l’esasperazione del consumismo che, considerato come una forma di guerra, inculca nell’individuo la convinzione che ogni cosa che ha svolto la sua funzione è destinata ad essere buttata via.
I rifiuti sono una presenza costante della nostra quotidianità. È in questa prospettiva che l’artista Luis Alberto Cutrone pone al centro dell’attenzione il riciclo dei cartoni di pannolini della figlia. La scultura “La mia croce” è il frutto dell’esigenza di eliminare l’impatto dello scarto dei cartoni che assumono la forma di una scultura di cubi sovrapposti.
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