Christo Vladimirov Javacheff, più noto solo con “Christo”, leggenda della Land Art, ci ha lasciato ieri 31 maggio, nella di New York, a 84 anni.
Si era fatto conoscere dalla stragrande maggioranza degli italiani con la celebre The Floating Piers del 2016, una passerella di 3,5 chilometri sul Lago d’Iseo, ma in realtà Christo Vladimirov Javacheff, più noto solo con “Christo”, era una vera e propria leggenda della Land Art, mostro sacro dell’arte contemporanea. Ci ha lasciato ieri 31 maggio, nella sua casa a Soho, New York, a 84 anni.
Proprio quest’anno avrebbe dovuto inaugurare la sua nuova opera a Parigi: tra qualche mese, infatti, l’artista bulgaro avrebbe dovuto realizzare l’impacchettamento dell’Arco di Trionfo. Secondo il sito ufficiale, l’installazione sarà comunque portata a termine dai suoi collaboratori nel 2021.
Ad annunciare la morte di Christo Vladimirov Javacheff è stato il suo staff sulla pagina ufficiale di Facebook, che ha specificato anche le cause naturali del decesso.
“Christo ha vissuto la sua vita al massimo, non solo immaginando ciò che sembrava impossibile ma realizzandolo. Le opere d’arte di Christo e Jeanne-Claude hanno riunito le persone in esperienze condivise in tutto il mondo e il loro lavoro vive nei nostri cuori e ricordi”.
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Christo nacque a Gabrovo, in Bulgaria, il 13 giugno del 1935, dall’imprenditore Vladimir Yavachev e da Tsveta Dimitrova, segretaria dell’Accademia di Belle Arti di Sofia, dove lui stesso studiò dal 1953. Nel 1956, finiti gli studi, si trasferì a Praga poi, successivamente, andò in Austria aggirando i blocchi sovietici e poi ancora a Ginevra. Nel 1958 si stabilì a Parigi dove, vivendo ai margini della società, riuscì a sbarcare il lunario con ritratti firmati con il cognome di Yavachev.
Christo e Jeanne-Claude, maestri degli “impacchettamenti”
Le prime opere firmate come Christo, e molte di esse con la moglie, sono dipinti astratti e impacchettamenti di oggetti e di modelli viventi nella tela o nella plastica. Furono proprio questi lavori a farlo aderire al Nouveau Réalisme: i primi “objets emballé”, bottiglie, lattine o mobili impacchettati con teli di plastica e corde.
In quegli anni incontrò Jeanne-Claude, dalla quale non si separerà più sia dal punto di vista artistico che nella vita privata.
La prima opera dei due è del 1961 nel porto di Colonia, mentre al 1962 risale la prima installazione monumentale, il Rideau de Fer, un muro di barili d’olio che bloccava rue Visconti a Parigi come protesta contro il muro di Berlino.
Iniziano da lì letteralmente a “impacchettare” palazzi, monumenti e interi paesaggi, gigantesche installazioni per ricordare il valore di ciò che viene nascosto.
Trasferiti negli Stati Uniti nel 1964 in poco tempo diventano i massimi i pionieri della Land Art e le loro opere cominciano a essere realizzate in tutto il mondo.
A New York progettano l’imballaggio di due grattacieli, Lower Manhattan Packed Buildings, mentre è del 1968 il primo monumentale empaquetage in Italia: la fontana della piazza principale di Spoleto. Nel 1970 impacchettano Vittorio Emanuele II in piazza del Duomo a Milano e nel 1974 Porta Pinciana a Roma.
In quegli anni, i loro impacchettamenti vanno anche su scenari naturali, come quello della scogliera di Little Bay, a Sidney nel 1969, e quello tra le Montagne Rocciose in Colorado nel 1972, Valley Curtain. A Berna impacchettano la Kunsthalle e tutto segue un unico filo: l’uso di drappeggi colorati nasconde oggetti, paesaggi o monumenti, col solo fine di ridare ad essi stessi nuovo e più profondo valore. E non solo: tutti i teli sono ottenuti con materiale di riciclo e a loro volta riciclabili.
Teli fucsia hanno circondato nel 1984 le isole della baia di Biscayne a Miami per Surrounded Islands e in giallo ocra per l’impacchettamento di Pont Neuf, il ponte più vecchio di Parigi. Nel 1995 la coppia mira a un tessuto argenteo per impacchettare il Reichstag a Berlino, la sede del parlamento tedesco e dieci anni più tardi una distesa arancione per The Gates, una strada lunga quasi 40 km con oltre settemila porte nel Central Park di New York City.
Risale della fine degli anni ‘90 invece, la Verhüllte Bäume, l’opera dal forte impatto simbolico su circa duecento alberi del Berower Park di Basilea.
E in Giappone, in cui in una valle compresa tra Hitachiota e Satomi, portarono 3mila ombrelli, diffusi su una superficie di 120 chilometri.
Christo and Jeanne-Claude, The Umbrellas, Japan-USA, 1984-91 (Photo: Wolfgang Volz) © 1991 Christo
Posted by Christo and Jeanne-Claude Official on Tuesday, May 17, 2011
Il 2016, in Italia, fu l’anno de The Floating Piers, una passerella di 3,5 km sul Lago d’Iseo.
“In una lettera del 1958, Christo scrisse: ‘La bellezza, la scienza e l’arte trionferanno sempre’. Teniamo queste parole da vicino oggi”, scrivono dall’ufficio di Christo.
Fonte: Christo and Jeanne-Claude Official
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