Svolta nel mistero sulla morte di Pablo Neruda: fu avvelenato

Pablo Neruda morì il 23 settembre 1973 in circostanze misteriose. All’epoca si parlò dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute a causa di un tumore. Col tempo, però, si iniziò a sospettare che si trattasse di un omicidio politico voluto dal generale Pinochet. Ora nuovi studi pendono a favore dell’ipotesi dell’avvelenamento.

  • Da sempre la morte del poeta cileno e premio Nobel per la Letteratura Pablo Neruda è avvolta nel mistero. Avvenuta il 23 settembre 1973, appena 12 giorni dopo il golpe da parte del generale Augusto Pinochet, venne ufficialmente archiviata come conseguenza di un cancro alla prostata ma le circostanze non furono mai chiarite del tutto. Secondo il suo autista e sua guardia del corpo venne infatti assassinato per volontà dello stesso Pinochet mentre era ricoverato in ospedale.

Una teoria che ora sembra prendere piede. A confermarlo sarebbe una nuova analisi condotta da un team di esperti internazionali di medicina legale che avrebbe portato ad una conclusione shock: Neruda fu avvelenato. Gli esami avrebbero infatti rinvenuto la presenza di una tossina, trovata per la prima volta in un molare qualche anno fa, che sarebbe la responsabile della sua morte.

Il forte impegno politico potrebbe essergli costato la vita

La svolta nel caso di Neruda è stata anticipata dal nipote ai media cileni. Rodolfo Reyes da anni si batte per contrastare la versione ufficiale fornita dal Paese sulla morte del poeta. Ai giornalisti ha dichiarato:

Adesso sappiamo che il clostridium botulinum non avrebbe dovuto essere presente nelle ossa di Neruda. Cosa significa? Che è stato assassinato nel 1973 da agenti dello Stato cileno.

Insomma la presenza della tossina potrebbe essere la prova definitiva che la morte di Neruda non sia avvenuta per motivi di salute, ma sia stata in realtà un omicidio politico. Il poeta stava infatti partendo per l’esilio dopo che Pinochet aveva preso il potere con la forza assassinando il Presidente democraticamente eletto Salvadore Allende – che Neruda aveva appoggiato – durante l’assalto al palazzo della Moneda.

All’attività di poeta che lo ha reso celebre nel mondo Neruda ha sempre affiancato un forte impegno politico. Si era candidato nel 1970 per diventare presidente del Cile e nel 1973 si era schierato al fianco del governo socialista di Allende. Le sue idee comuniste gli erano valse anche nel passato censure e persecuzioni, come dimostrato dall’esilio negli anni ’40 e ’50 per sfuggire al governo autoritario di Gabriel González Videla.

Idee che, se venissero confermati questi nuovi esami, con tutta probabilità gli sono costate anche la vita con la decisione di Pinochet di eliminare un personaggio così “scomodo”.

Le indagini sulla sua morte furono aperte per la rivelazione dell’autista di Neruda

Ma come si è arrivati a analizzare i resti di Neruda? Le indagini per capire le cause della sua morta sono cominciate solo una decina di anni fa, quando un giudice cileno ha ordinato la riesumazione dei suoi resti. Come detto, a pesare sulla decisione è stata la rivelazione dell’autista Manuel Araya che raccontò come Neruda gli abbia telefonato poche ore prima della morte sostenendo di essere stato avvelenato.

I campioni furono inviati a quattro Paesi per essere analizzati e nel 2015 il governo cileno iniziò ad ammettere che era altamente probabile che qualcuno fosse responsabile della sua morte. Ora si apre un nuovo capitolo delle indagini con questo studio che potrebbe finalmente far luce al mistero sulla fine di uno dei più grandi scrittori del secolo scorso.

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