Si è spenta all'età di 93 anni la scrittrice e pedagogista Elena Gianini Belotti, autrice del saggio che ha fatto la storia "Dalla parte delle bambine" edito nel 1973
È scomparsa a Roma, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, all’età di 93 anni la scrittrice e pedagogista Elena Gianini Belotti, autrice del libro “Dalla parte delle bambine”.
Un saggio del 1973, in cui l’autrice denunciava l’influenza dei condizionamenti sociali e culturali nella formazione del ruolo femminile. Un libro molto apprezzato e, soprattutto, all’avanguardia per il periodo e nel quale Elena Gianini scriveva:
In una cultura patriarcale, che pone come valori essenziali da una parte la supremazia dell’individuo di sesso maschile e dall’altra l’inferiorità dell’individuo di sesso femminile, è comprensibile che sia rigorosamente vietato mettere in discussione il prestigio dell’uomo perché ciò porterebbe fatalmente allo sgretolamento del suo potere.
Nel 1960 contribuì a fondare il Centro Nascita Montessori di Roma, ossia un’associazione di volontariato che si occupa ancora oggi di ricerca e sviluppo in ambito educativo, sociale e sanitario sui neonati. Nel 1992, invece, con Dacia Maraini fondò il gruppo di scrittrici “Controparola”.
Elena Gianini è nata a Roma, da genitori bergamaschi, e cresciuta nel quartiere di Pietralata; oggi è ricordata anche per aver scritto “Pimpi Oselì”, edito da Feltrinelli nel ’95, un’opera in cui l’autrice racconta la vita quotidiana dei bambini delle valli bergamasche e delle borgate romane durante il periodo fascista.
“Pimpi Oselì” non è solo un racconto, ma anche una denuncia sulla condizione dell’epoca, caratterizzata non solo da estrema povertà ma anche dalla separazione di genere.
Leggendo “Dalla parte delle bambine” risuonano contemporanee le parole di Elena Gianini Belotti, la quale scriveva:
La cultura alla quale apparteniamo – come ogni altra cultura – si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere: fra questi anche il “mito” della “naturale” superiorità maschile contrapposta alla “naturale” inferiorità femminile. In realtà non esistono qualità “maschili” e qualità “femminili”, ma solo “qualità umane”. L’operazione da compiere dunque non è formare le bambine a immagine e somiglianza dei maschi, ma restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso cui appartiene.
Parole forti per l’epoca, ma sempre attuali e che le generazioni future devono custodire e portare avanti per una società migliore.
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