Dopo che in Francia Sotheby's ha venduto una collezione di 44 pezzi delle culture precolombiane, il Messico non ci sta ad incassare quest'altro colpo.
C’è una battaglia silenziosa tra Messico e Francia, quella che riguarda delle opere precolombiane messe all’asta a Parigi. Il Ministero della Cultura messicano incassa il duro colpo di non riuscire a riportare in patria un patrimonio di ampio valore e parla della legislazione francese come “molto ostile” al recupero del proprio patrimonio culturale.
È quanto accade in queste ore tra le due nazioni: dopo che in Francia la casa britannica Sotheby’s ha venduto una collezione di 44 pezzi delle culture Maya, Olmec, Aztec, Zapotec e Teotihuacan, si è intensificato il divario diplomatico tra i due Paesi proprio per la commercializzazione di preziosi oggetti preispanici.
Il segretario alla cultura messicano, Alejandra Frausto, lancia il suo appello insistendo sulla necessità di trasmettere alla comunità internazionale il messaggio che “il valore delle risorse espropriate non è tanto economico, quanto culturale“.
Un cucchiaio Olmec venduto a 8mila dollari, una nave Maya di 110mila dollari e una maschera di pietra della cultura Teotihuacan a 153mila sono solo alcuni dei pezzi messi all’asta, ma il catalogo conteneva di tutto, dalle statue a un’urna funebre e apparteneva a un ex proprietario francese la cui casa d’aste non rivela il nome.
L’inerzia delle autorità francesi prima della commercializzazione di questi oggetti genera poca simpatia nel governo messicano. “L’ambasciata messicana in Francia e il ministero degli Affari esteri disapprovano l’asta di opere d’arte preispaniche organizzata da Sotheby a Parigi“, ha dichiarato il ministero degli Esteri, dopo che aveva già fatto richiesta formale alla compagnia britannica di non mettere all’asta i pezzi, con tanto di risposta negativa.
“Quelle culture non sono morte, i loro eredi sono vivi“, ha affermato la Frausto, ricordando un episodio simile dello scorso settembre quando non si è riusciti a fermare un’altra asta, sempre in Francia, di 120 pezzi precolombiani. Anche in quell’occasione, l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia sollevò la questione e presentò denuncia al Ministero della Giustizia francese. Ma in nessun caso il Messico ha ricevuto una risposta.
La possibilità del Messico di recuperare il patrimonio estero è naufragata a causa della mancanza di accordi che facilitino il trasferimento di merci tra Paesi diversi. Una limitazione che riduce il numero di successi del governo messicano. “È necessario avanzare per la ratifica delle convenzioni internazionali che rafforzino i meccanismi per chiedere il recupero dei pezzi”, ha concluso Frausto.
Come andrà a finire?
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Germana Carillo