Mayy Ziyāda (Nazareth, 1886- Il Cairo, 1941) è una poetessa, scrittrice e intellettuale araba di origini palestinesi-libanesi. Nata l'11 febbraio 1886 a Nazareth, è famosa per aver aperto nel 1912 il primo salone letterario a cui presero parte i maggiori intellettuali dell'epoca e in cui, per la prima volta nel mondo arabo, furono ammesse le donne
Indice
Le origini e la formazione
Dall’infanzia a Nazareth, alla gioventù nel bel mezzo dei disordini e delle rivolte nazionaliste e anti-britanniche al Cairo – città cosmopolita e dal grande pluralismo culturale – fino al suo ricovero in un ospedale psichiatrico di Beirut dopo la morte dei genitori nel 1931, e alla morte in totale solitudine al Cairo nel 1941, Mayy Ziyāda ha trasmesso attraverso la sua vita e le sue opere letterarie un immenso patrimonio culturale, che la rende una donna progressista, un’eterna outsider che ha incredibilmente anticipato idee e concezioni realizzatesi pienamente solo nei decenni successivi.
I genitori – il padre è un insegnante e giornalista maronita libanese e la madre, cristiana e palestinese della Galilea, è una esperta di poesia – incoraggiano gli studi della loro unica figlia, iscrivendola nelle migliori scuole francesi cattoliche del Libano. Ad ʿAyntūra (1900-4), in Libano, completa le scuole superiori avvicinandosi alla letteratura francese e al Romanticismo letterario. I poeti romantici francesi e inglesi da lei preferiti sono Lamartine, Byron e Shelley.
Nel 1908 si trasferisce con la famiglia al Cairo, dove, grazie alla sua appartenenza elitaria, gode di un esclusivo accesso ad ambiti della sfera culturale pubblica generalmente preclusi alle donne. Si avvicina quindi alla critica letteraria, al giornalismo culturale e alla saggistica.
Il padre, che era stato un insegnante, in Egitto inizia la carriera giornalistica come direttore del quotidiano cairota al-Mahrusa. La figlia, iscrittasi all’Università Egiziana (fondata proprio nel 1908, oggi nota come Università del Cairo), collaborava con il padre scrivendo articoli per il giornale da lui diretto. La perdita dei genitori nel 1931 le impedisce di tenere aperto, in quanto donna non sposata, il suo celebre salotto letterario, che aveva inaugurato nel 1912 nella sua abitazione privata.
Da quel momento inizia la sua depressione e i suoi parenti la recludono in un manicomio di Beirut nel tentativo di appropriarsi della sua cospicua eredità. Grazie all’aiuto dello scrittore libanese Amīn al-Rīḥānī riesce ad uscire dall’ospedale psichiatrico e a rientrare al Cairo, ma vive in isolamento, abbandonata da colleghi e amici, fino alla sua morte.
L’impegno letterario e le idee femministe
All’epoca, la scena letteraria del mondo arabo era dominata dagli uomini. L’istruzione delle donne era quasi assente ovvero ritenuta di importanza secondaria. Una donna alfabetizzata era una rarità, per cui ottenere una certa reputazione pubblica come scrittrice era un obiettivo assai difficile in quel periodo.
Ciò nonostante, Mayy Ziyāda ha sempre creduto nella possibilità di integrazione delle donne nello spazio pubblico, nell’uguaglianza di genere, nella lotta per la giustizia sociale e nella necessità di sostenere e promuovere istanze femministe, mettendo in discussione le norme tradizionali e i valori patriarcali su cui era fondata la società del tempo.
La scrittrice ha sostenuto il processo di emancipazione femminile ed ha aperto la strada al femminismo arabo e islamico. Più che un’attivista femminista, Mayy fu un’intellettuale femminista in grado di mettere le proprie idee e il proprio pensiero critico al servizio della causa femminista nel mondo arabo.
Mayy Ziyāda e il «Rinascimento» arabo
Mayy Ziyāda aveva una spiccata propensione all’apprendimento delle lingue. Oltre ad essere perfettamente bilingue arabo-francese, aveva una discreta conoscenza anche di altre lingue, come l’inglese, l’italiano, il tedesco, lo spagnolo, il latino e il greco moderno. La sua ampia poliglossia non la fa rinunciare all’uso della lingua araba, affinato dalla sua abilità nella traduzione.
La sua prima raccolta di poesie, Fleurs de Rêve (1911), scritta in francese, risente dell’educazione ricevuta nelle scuole francesi del Libano. Per firmare quell’opera, l’autrice ha usato lo pseudonimo Isis Copia. Tuttavia, in seguito ha scelto l’arabo classico come lingua principale delle sue opere, tra cui le poesie in prosa, nuovo genere letterario a cui aderisce attraverso l’influenza del poeta e scrittore libanese-americano Jubrān Khalīl Jubrān (1883-1931), con cui aveva un denso legame epistolare.
Mayy Ziyāda è una importante figura intellettuale del periodo del Rinascimento arabo (in arabo, an-Nahḍa, “risveglio” o “rinascimento”), movimento culturale arabo riformista sviluppatosi tra la seconda metà del XIX secolo e l’inizio del XX secolo in alcuni paesi arabofoni dell’Impero Ottomano, aprendo la strada all’ascesa del nazionalismo arabo, del secolarismo e del modernismo islamico. La Nahḍa è caratterizzata dalla nascita del romanzo arabo, dalla rapida proliferazione di giornali e riviste e dall’avvento di nuove forme e modalità di istruzione.
Attingendo a quel nuovo fermento culturale, Mayy Ziyāda ha contribuito alla traduzione araba di romanzi pubblicati in inglese, tedesco e francese. Ha anche scritto le biografie di tre scrittrici e poetesse “pioniere”: Warda al-Yāzijī, Aisha al-Taymūriyya e Bāḥithat al-Bādiya.
Tra gli ospiti che frequentavano il suo straordinario salone letterario, fondato nel 1912 nella sua casa del Cairo, ricordiamo il famoso scrittore e critico egiziano Ṭāhā Ḥusayn, il poeta e giornalista libanese Khalīl Mutrān, il giornalista e avvocato egiziano Aḥmed Luṭfī al-Sayyed e altri illustri intellettuali, filosofi e scrittori.
Lo stile letterario di Mayy Ziyāda, che la rende una delle maggiori esponenti del romanticismo arabo, è sentimentale e malinconico, espresso in un linguaggio emotivo e metaforico, tipico del poeta romantico europeo che cerca conforto e rifugio nell’amore e nella contemplazione della natura, ma calato nello specifico contesto arabo-islamico.
Questa ammirevole donna e intellettuale ha ispirato le generazioni successive di poetesse e scrittrici arabe e resta nella storia come una delle principali protagoniste della letteratura araba moderna.
Inno al femminismo
Riecheggia nel mio cuore una parola,
più splendente della primavera,
più duratura della terra,
una parola che suggella il passato e vincola il futuro, una sola parola che è incitamento, scopo e mezzo, una parola profonda come la vita:
libertà.
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Fonti: Donne in fuga – Mujeres en fuga/Encyclopaedia of Islam
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