La Biblioteca Manfrediana di Faenza è diventata simbolo del patrimonio culturale e librario andato perduto per via dell’alluvione in Emilia Romagna
Quelle che ci arrivano dall’Emilia Romagna sono immagini che fanno male al cuore. Case, negozi, campi, tutto sommerso da centinaia di migliaia di metri cubi di acqua e fango. E adesso inizia la conta dei danni. Coinvolto, purtroppo, è anche il nostro patrimonio artistico e librario di grande pregio.
Con il tempo si stilerà l’elenco dei luoghi più colpiti, ma in questi giorni ce n’è uno in particolare che si è eretto, suo malgrado, a simbolo di tutti questi. È la Biblioteca Manfrediana di Faenza, in provincia di Ravenna, diventato l’emblema della furia di questo disastro immane causato da cambiamenti climatici.
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I libri per ragazzi e i testi di letteratura hanno pagato il prezzo più alto
Questo luogo custode della nostra letteratura e della nostra poesia è purtroppo l’esempio principe dell’inferno di acqua e fango che ha ricoperto l’Emilia Romagna. Ed insieme è anche un grande esempio di resilienza. Ma iniziamo dal primo punto: l’inferno, citando proprio Dante.
Le foto degli interni dei piani bassi della Biblioteca Manfrediana sono impietose. Ci sono libri sparsi ovunque sul pavimento, strappati giù dagli scaffali e trascinati dalla forza dell’acqua del fiume Lamone che ha inondato i seminterrati e i locali del piano terra superando il metro di altezza.
A pagare il prezzo più alto sono stati i volumi per ragazzi e i testi di letteratura, per via della loro collocazione. Una scelta risultata fatale, ma che rispondeva alla frequenza di consultazione. Erano i più sfogliati, i più amati e ora non ci sono più.
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Stimare la portata dei danni al momento è difficile, ma si parla di circa 35.000 libri andati distrutti. Uno strazio per chi ama la lettura e non solo. Si sono salvati i libri più antichi, una consolazione molto magra e molto amara, ma che comunque un po’ risolleva.
L’appello a donare e le prime risposte di giornalisti, colleghi ed editori
Ma c’è anche il secondo punto: la resilienza. Ci sono infatti le foto successive, quelle comparse sulla pagina Facebook della Biblioteca Manfrediana di Faenza. C’è già chi si è messo in moto e ha provato ad aiutare, a rimettere in ordine, a salvare il salvabile. Parliamo di cittadini, amici, volontari, che stanno cercando di dare una mano per ripulire i libri, per quanto possibile.
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E poi ci sono i giornalisti, i colleghi, gli editori, che hanno promesso alla biblioteca nuovi volumi, donati per cercare di ricominciare. A loro volta, in una sorta di reazione a catena, questi stanno cercando di dar vita ad un passaparola, incoraggiando altri a donare per far rivivere la Manfrediana.
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Come detto, quella di Faenza non è l’unica biblioteca colpita. Per quanti danni ha subìto, è diventata un simbolo della fragilità del nostro territorio, dell’incuria che per anni tanti, troppi governi e amministrazioni hanno avuto e dell’ostinarsi di tanti a negare i cambiamenti climatici in atto.
Tuttavia, con lei ci sono anche, tra gli altri, il deposito della biblioteca di Forlì, le Biblioteche di Sant’Agata sul Santerno e Solarolo. Un patrimonio di incommensurabile valore, che la mano dell’uomo ha distrutto e che ora si spera che la mano dell’uomo contribuisca, in parte, a ricostruire.
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