Dietro le sue opere si celano tanti misteri, adesso l’ultima ipotesi in ordine di tempo è che lo straordinario talento di Leonardo da Vinci, sia dovuto anche a un disturbo della vista.
Dietro le sue opere si celano tanti misteri, adesso l’ultima ipotesi in ordine di tempo è che lo straordinario talento di Leonardo da Vinci, sia dovuto anche a un disturbo della vista.
A ipotizzarlo è Christopher Tyler, neuroscienziato visivo alla City University of London che insieme al suo team è convinto che Leonardo da Vinci sarebbe stato affetto da strabismo e che proprio questo disturbo agli occhi lo avrebbe reso più attento e abile nel cogliere sfumature e particolari di paesaggi, volti e oggetti.
Durante lo studio sono state analizzate alcune delle opere del pittore, tra cui la Gioconda, l’Uomo Vitruviano e il Salvator Mundi. Secondo Tyler, nei capolavori non ci sarebbe un allineamento corretto degli occhi, tecnicamente ci sarebbe una exotropia che fa parte dei disturbi dello strabismo e altera la visione tridimensionale.
Ma non solo, molti dei ritratti somigliano proprio a Leonardo da Vinci e questo sarebbe la dimostrazione per il neuroscienziato, che il pittore soffrisse di questo disturbo, alterato quando era particolarmente affaticato.
What Made Leonardo da Vinci Such a Great Artist? ‘Crossed Eyes’ May Have Helped https://t.co/ybFT7IZa62 https://t.co/GA5oXyiqcm #doglover #lovedogs #puppies pic.twitter.com/L49JmsP6eG
— Manfred Rosenberg (@4PawShop) 19 ottobre 2018
Ma cosa c’entra lo strabismo con la pittura e perché Leonardo sarebbe stato favorito da questo disturbo visivo? Lo spiega nello studio proprio Tyler:
“Quando gli occhi sono dritti c’è una visione stereoscopica e questo ci permette di percepire il senso della profondità. In presenza di strabismo, il cervello si allena a ignorare i segnali dell’occhio pigro e riesce ad ottenere indietro un’immagine più statica, molto più facile da lavorare per l’artista”.
E ancora:
“A numerosi artisti è stato diagnosticato postumo lo strabismo sulla base dell’allineamento degli occhi analizzato nelle loro opere e soprattutto nei loro autoritratti. Tra questi troviamo Rembrandt, Dürer, il Guercino, Degas e Picasso”, dice Tyler.
Insomma questo strabismo spiegherebbe la sua grande abilità nel rappresentare volti tridimensionali dipingendo anche la profondità delle scene.
“Grazie alla sua exotropia a intermittenza, Leonardo poteva invece passare con facilità da una visione in 3D a una in 2D”.
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Dominella Trunfio