L’Aquila è stata proclamata Capitale italiana della Cultura per l’anno 2026, parlando di una “rinascita”. Ma è davvero così? In realtà il centro è ancora un enorme cantiere e la ricostruzione procede molto a rilento con la vita in città che è estremamente complicata
Dopo un lungo percorso durato 15 anni dall’evento sismico che ha devastato la città nel 2009, L’Aquila è stata nominata Capitale italiana della Cultura per l’anno 2026. La proclamazione è stata fatta dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano durante una cerimonia nella Sala Spadolini del ministero a Roma, alla presenza di una giuria composta da esperti del settore e rappresentanti delle dieci città finaliste.
L’Aquila è stata scelta per la sua ricca storia e identità e la decisione è stata accolta con gioia dalla comunità abruzzese. Il sindaco della città, Pierluigi Biondi, ha sottolineato l’importanza di questo riconoscimento nel contesto della commemorazione dei 15 anni dal terremoto, definendolo un elemento fondante per il rilancio sociale ed economico del territorio.
Il progetto aquilano
Il progetto presentato dalla città, intitolato “L’Aquila Città multiverso”, si propone di sperimentare nuove forme di espressione artistica per favorire la ricostruzione socio-economica basata sulla cultura, seguendo gli assi della Nuova Agenda Europea della Cultura.
La decisione della giuria è stata motivata non solo dalla qualità del progetto presentato dall’Aquila, ma anche dalla sua capacità di coinvolgere i territori circostanti e i giovani e dalla sua inclusività. Il presidente della giuria, Davide Maria Desario, ha sottolineato che ogni progetto presentato rappresentava l’emblema dell’Italia che aspiriamo a essere, un paese che guarda al futuro attraverso la cultura e il coinvolgimento delle comunità locali.
Oltre all’Aquila, le altre nove finaliste erano Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Gaeta (Latina), Latina, Lucera (Foggia), Maratea (Potenza), Rimini, Treviso e Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena). La città abruzzese seguirà Agrigento, Capitale italiana della Cultura per il 2025.
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Eppure l’Aquila è ancora un megacantiere
Ma è davvero tutto oro quello che luccica? Se da una parte si parla di rinascita e di determinazione nel mostrare al mondo intero la sua resilienza e la sua determinazione nel costruire un futuro migliore attraverso la cultura, bisogna anche guardare l’altra faccia della medaglia.
Il centro dell’Aquila, infatti, è ancora il cantiere più grande d’Europa in cui la vita non è certo a misura di persona. Tentennano l’illuminazione pubblica, il ritiro della spazzatura, gli allacci ai servizi, mancano i parcheggi. Molti residenti non riescono ancora a rientrare per queste problematiche e infatti sono tante le case in affitto e in vendita.
Tantissimi interventi sono fermi perché gli appalti non partono, le ditte falliscono, i soldi non ci sono e i tempi per il finanziamento sono infiniti. Certo, centinaia di commercianti hanno riaperto in centro ma tra il megacantiere e le difficoltà che ha portato la pandemia, tra di loro c’è grande sofferenza.
E poi c’è il capitolo scuole. Se si vive in centro si deve per forza prendere la macchina perché nella parte storica non sono previsti istituti scolastici dato che non ci sono edifici che rispettano gli standard per garantire attività didattiche secondo modelli moderni.
Per non parlare dei trasporti pubblici e dei rumori causati dalla convivenza dei cantieri che gioco forza sollevano polveri irrespirabili. Eppure di tutto questo ce ne si dimentica, preferendo elogiare una “rinascita” che, forse, sta avvenendo solo in parte.
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