Nasce a cavallo tra gli anni '60 e '70 ed è un'inclinazione artistica geniale e rivoluzionaria che fa della natura lo strumento, lo spazio espositivo e l'oggetto stesso dell'opera, contemporaneamente: chiamatela Land Art.
Nasce a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 ed è un’inclinazione artistica geniale e rivoluzionaria che fa della natura lo strumento, lo spazio espositivo e l’oggetto stesso dell’opera, contemporaneamente: chiamatela Land Art.
Si tratta sostanzialmente di un’espressione artistica che “usa” la natura (ad esempio pietre, tronchi, alberi, muschio, terra, sabbia, ecc.) per generare nuove forme e quindi nuovi significati.
Molto spesso la maestosità delle opere è in contrasto con la fragilità o deperibilità dei materiali usati per realizzarle, ed imprevedibile è anche lo stesso spazio espositivo, per via dei numerosi agenti atmosferici che potrebbero intervenire.
Le opere non sono quindi destinate a durare nel tempo, ma con esso se ne vanno fino a svanire, deteriorandosi secondo un ciclo vitale che è la natura stessa a stabilire.
Ecco perché spessissimo questa forma d’arte si avvale della fotografia per documentare e diffondere l’opera: il linguaggio fotografico e il concetto di tempo diventano quindi parte integrante dell’espressione artistica.
Molte delle istallazioni di Land Art documentate finora sono degne di nota.
Una delle più famose (e anche delle più imponenti) è la “Spiral Jetty“, di Robert Smithson, una incredibile spirale che si sviluppa per quattrocentocinquanta metri sulla superficie del lago Great Sant nell’Utah: è stata realizzata nel 1970 con terra e sassi in una località praticamente inaccessibile.
In Italia ci sono spazi dedicati ai numerosi artisti che si cimentano con la natura.
Non molto tempo fa anche un pittore veneto, Dario Gambarin, ha realizzato una spettacolare opera in un campo grano della bassa Veronese, che lui stesso ha battezzata: “The hope is in the land, l’Obama che nasce dalla terra“.
Dagli anni ’60 a oggi le opere realizzate in tutto il mondo fanno storia: rintracciare però le origini della Land Art è complesso, perché pur con intento diverso dal “fare” artistico molte civiltà hanno in passato modellato la natura secondo il proprio gusto estetico; basti pensare alle Piramidi egizie o alla Grande Muraglia cinese.
Il carattere transitorio e inafferrabile che però la Land Art possiede in questa fase porta all’attenzione alcuni interessanti aspetti del fenomeno: da una parte c’è forse una sorta di ribellione verso la speculazione del mercato dell’arte, in questa sua speciale forma. Di fatto la Land Art non può essere comprata perché è effimera, non resta.
Dall’altra, compare un elemento umano volto al recupero di sensazioni elementari, arcaiche: L’immersione nella natura, la consapevolezza di aver generato un mutamento nella sua struttura e l’occasione di osservarne il risultato.
Annalisa Di Branco
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