2 bidoni, un imbuto, una caffettiera. Semplici oggetti da cucina? Non proprio. Perché tutti insieme compongono una bellissima orchestra, fatta di utensili e arnesi recuperati dalla tradizione poplare o dall’antico uso domestico. A suonarli è La Tribù di Farindola, una band eccentrica e geniale, che da qualche anno porta l’allegria della musica folkloristica abruzzese in giro per l’Italia, da Trieste a Melfi, dall’Ariston di Sanremo all'Expo di Milano.
2 bidoni, un imbuto, una caffettiera. Semplici oggetti da cucina? Non proprio. Perché tutti insieme compongono una bellissima orchestra, fatta di utensili e arnesi recuperati dalla tradizione contadina o dall’antico uso domestico. A suonarli è La Tribù di Farindola, una band eccentrica e geniale, che da qualche anno porta l’allegria della musica folkloristica abruzzese in giro per l’Italia, da Trieste a Melfi, dall’Ariston di Sanremo all’Expo di Milano.
Oltre agli strumenti tipici della musica popolare, anche questi rivisti e personalizzati (dubbotte, grancassa, tamburello e ukulele), La Tribù si contraddistingue per aver ridato vita ad altri impensabili manufatti recuperati dalle cantine del paese di Farindola, in Abruzzo, trasformandoli in strumenti… invece che farli finire in discarica (o nel dimenticatoio).
Qualche esempio? L’“urru-urru”, con il suono della canna amplificato da un tubo collegato a un imbuto, il primo strumento realizzato dalla band; una caffettiera a 12 tazze, con uno stantuffo, un tubo di ferro e una molla che fa sbattere il cappello della macchinetta; la pompa per ramare, con il congegno della leva arricchito da 2 piatti del Charleston.
E ancora il “carraturo” (attrezzo per fare i maccheroni alla chitarra), il tamburo amplificato con imbuto; il “grattarantine”, una grattugia che serviva a sgranare il granturco; la “trocca”, l’antico battitore per la lavorazione delle fibre di canapa, che ha un incavo simile alle mangiatoie per gli animali; il “pencio”, tavola di legno seghettata che veniva usata per sciorinare i panni, suonata con una cazzuola o un cucchiaio di legno.
E, per finire, un contrabasso realizzato con due bidoni di vernice accoppiati che formano la cassa di risonanza.
La band è composta di 16 elementi di tutte l’età, fino agli 80 anni, di cui molti si sono rivelati ingenosi artigiani tuttofare, oltre che ottimi muscisti. I loro spettacoli sono davvero travolgenti. E nascondono, dietro all’arte del riciclo, anche un intento ancor più nobile: lo spirito di rivalsa e la voglia di ricominciare dopo i drammatici fatti che hanno colpito l’hotel Rigopiano. Con le loro iniziative, infatti, questo speciale gruppo intende ricordare tutte le vittime del tragico evento che si verificò il 18 gennaio del 2017.
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“L’idea è nata da un gruppo di amici che si trovava ogni primo lunedì del mese, da otto anni a questa parte, a fare una conviviale per il gusto di stare insieme, in modo goliardico – spiega a greenMe.it Paolo Petrucci, uno dei membri del gruppo –. Per allietare la serata, suonavamo. Da cosa nasce cosa. E cosi abbiamo deciso di creare strumenti dagli oggetti recuperati dalle nostre cantine. Da allora, portiamo in giro per l’Italia la nostra musica. E, dopo la tragedia dell’Hotel Rigopiano, è diventato anche il nostro modo per ricordare le vittime della tragedia: vogliamo rappresentare la resilienza del popolo abruzzese”.
Vi auguriamo di incontrarli e farvi travolgere dalla loro musica e dal tipico ballo effettuato da una coppia di coniugi, non più giovanissimi, che danza “la saltarella” con la canesta in testa, facendo “spericolate acrobazie”.
Potete seguire la Tribù Farindola su Facebook
Roberta Ragni