Teatro alla Scala e la tournée in Egitto rifiutata per Giulio Regeni, come sono andate davvero le cose  

"C'è stato molto rumore per nulla", così Meyer riguardo alla questione degli spettacoli in Egitto. Questa tournée non s'ha da fare, ma semplicemente per altre priorità

Non era programmata, solo una proposta, così il sovrintendente Dominique Meyer ha voluto chiarire la vicenda della possibile tournée in Egitto. Si sarebbe trattato di una proposta arrivata al Teatro alla Scala e non ancora discussa. In futuro saranno scelti comunque criteri di rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, dicono.

Aveva fatto molto scalpore di fatto, nei giorni scorsi, la notizia secondo cui l’Orchestra della Scala di Milano aveva detto no a una serie di spettacoli che si sarebbero dovuti tenere a settembre tra Il Cairo, Kuwait e Dubai. I lavoratori, rappresentati dai sindacati – si leggeva – avrebbero chiesto alla direzione di non partire verso il Paese in cui nel 2016 fu ucciso Giulio Regeni, e sulla cui morte ancora non si ha verità certa.

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I sindacati, che avevano chiesto un incontro alla direzione sul viaggio, avrebbero allora parlato di “questioni politiche” ricordando il caso di Regeni e lo striscione giallo, appeso in piazza Scala sulla sede del Comune, che chiede verità sulla sua morte.

Capisco la famiglia Regeni e l’attenzione dopo un disastro del genere, la cosa peggiore che possa succedere a un genitore. Ma noi – chiarisce Meyer all’ANSA – abbiamo rinunciato a fare qualcosa che non volevamo fare. A settembre la Scala ha iniziative a Milano. Noi abbiamo quasi ogni giorno proposte di tour e poi vediamo se sono fattibili, se sono giuste le date, se gli artisti sono disponibili, quali sono i costi. E questa – ha aggiunto Meyer – era una proposta come tante.

A settembre abbiamo altre priorità come fare la ‘Scala in città’, il palinsesto di spettacoli in varie parti di Milano, anche in periferia, coinvolgendo tutti gli ensemble, ovvero coro, orchestra e corpo di ballo che lo scorso anno, nella prima edizione, ha avuto molto successo. Gli incontri in una ventina di posti in città per terminare alla Scala aprendo le porte per me sono una priorità assoluta. Due o tre giorni fa ho saputo che c’era una sensibilità forte di alcuni riguardo all’Egitto ma non c’è stato alcuno scontro con i sindacati. Non c’è stata nessuna riunione. C’è stato molto rumore per nulla. Ho saputo ieri sera dopo la conclusione di Thais che c’erano queste voci ma ripeto – ha concluso il sovrintendente – abbiamo rinunciato a qualcosa che non volevamo fare.

Chi dire, per un attimo l’idea che La Scala avesse boicottato l’Egitto ci era piaciuta. Sarà per la prossima.

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Fonte: ANSA

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