Il libro “La normalità è sopravvalutata” è la testimonianza sincera di una famiglia che convive con la disabilità.
Frustrazione, rabbia, ma anche gioia, forza e speranza. “La normalità è sopravvalutata” è un libro che cerca, attraverso la testimonianza sincera di una famiglia con un figlio affetto da disturbo dello spettro autistico che corre veloce sulla sua sedia a rotelle, di abbattere i pregiudizi e gli stereotipi che ruotano attorno alla disabilità.
Cos’è la “normalità”? Cos’è una famiglia “normale”? Già porsi la domanda è una piccola vittoria, ma se a rispondere sono pregiudizi, ignoranza e mancanza d’empatia, amalgamati in una penosa selettività, l’umanità fallisce. A pagarne le conseguenze sono i più vulnerabili che, espropriati delle loro individualità e normalità, vengono relegati ai margini dell’esistenza collettiva.
Così, per abbattere le barriere, farci uscire dall’ignoranza e nutrire l’inclusione, la scrittrice romana Katiuscia Girolametti apre le finestre e spalanca le porte di casa sua per raccontarci, attraverso il suo nuovo libro, la normalità della sua famiglia in cui vive “con quattro maschi, una sedia a rotelle e l’autismo, le ultime due appartengono alla stessa persona”.
Sbarcato in libreria lo scorso 5 agosto, “La normalità è sopravvalutata” (#linkaffiliazione) racconta senza fronzoli la quotidianità di una famiglia che convive con la disabilità. Fin dalla prima pagina, il libro ci avvolge in una raffica di emozioni, mettendo a nudo, tra avventure e sventure, una realtà che esiste ma che spesso viene trascurata.
“Sai, la gente è strana. Prima si odia e poi si ama”. Inevitabile accompagnare la lettura con il sottofondo di “Almeno tu nell’universo’’ di Mia Martini. Ogni capitolo infatti inizia con una strofa di questa canzone, che per l’autrice rappresenta pienamente il suo libro.
Le barriere architettoniche sono molto evidenti ancora in Italia, ma secondo me la barriera architettonica più alta è quella della società. Viviamo in una società molto spesso poco inclusiva, sono poche le persone che hanno umanità nell’essere inclusivi verso la disabilità”, ci confessa in un’intervista l’autrice del libro.
Non basta dotarsi di leggi e regolamenti stampati su carta o pubblicati su piattaforme ufficiali, dobbiamo pretendere, e ciascuno di noi assicurare, una vita degna a tutti, in un contesto accogliente che permetta un’autonomia personale. In questo modo anche Daniele nella sua sedia a rotelle potrà giocare a bowling, i fratelli e le sorelle di una persona con disabilità non si sentiranno mai sbagliati, e i genitori che utilizzano la 104 non verranno mai giudicati.
La paura del diverso la sconfiggi vivendo di più in queste situazioni. Da parte nostra, noi famiglie con ragazzi con disabilità, il nostro compito è proprio quello di raccontare il più possibile, di far conoscere la nostra realtà. Il compito sociale da parte degli altri, di tutto il resto del mondo che non ha nulla a che vedere con la disabilità, è quello di provare invece ad avvicinarsi il più possibile. Creare una catena sociale che sia di aiuto e sostegno reciproco”, ci spiega Katiuscia.
Anche noi, come Katiuscia e tutta la sua famiglia, siamo convinti che non esista cattiveria, ma tanta ignoranza. Leggere questo libro non ci trasformerà magicamente in persone più sagge, ma di certo nutrirà la nostra consapevolezza, ci toglierà l’indifferenza, la sordità e il pietismo – semmai ne avessimo avuti – e ci permetterà di accettare la diversità della normalità.
Alla fine del libro la scrittrice ci lancia un invito a riflettere facendoci una domanda: Che cos’è, per te, la normalità? Ecco la nostra risposta Katiuscia: La normalità è diversità.
Diversità /di-ver-si-tà/ s.f. inv. Presenza di tratti che rendono diversa una cosa o una persona da un’altra appartenente alla stessa tipologia SIN differenza, difformità, disuguaglianza: d. di abitudini; carattere, aspetto, per cui una cosa o una persona si distinguono nettamente da un’altra.
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