Perché Joker ci piace così tanto? La risposta dello psicologo

Perché Joker ci piace così tanto?Ci siamo chiesti infatti come possa aver conquistato un pubblico così diverso. Ci risponde lo psicolgo Formoso.

Nelle sale cinematografiche italiane da meno di un mese, Joker sta facendo parlare di sé e non smetterà di farlo; quella di Todd Phillips è una versione del personaggio mai raccontata e sta riscuotendo un successo forse inaspettato. Una figura che fa riflettere: combattuta, instabile, triste e violenta nello stesso tempo, ci siamo chiesti infatti come possa aver conquistato un pubblico così diverso.

Ma perché Joker ci piace così tanto?

A questa domanda ha risposto lo psicoterapeuta Adriano Formoso, psicologo e psicoterapeuta a Milano e ideatore del metodo terapeutico neuropsicofonia, che ci spiega quali sono i meccanismi che fanno di Joker un nuovo eroe.

Cosa attira di più del personaggio Joker-Arthur?

La violenza di Joker attira. Joker è il protagonista di una triste storia esistenziale e spesso realistica nella società che non fa sconti a nessuno. L’opera pone l’attenzione sul vissuto di un personaggio tale da giustificarne la sua personalità omicida in una prospettiva sociologica e psicosociale inquisitoria verso la società. Joker come creazione sociale, eroe contro la disuguaglianza, la discriminazione e l’abbandono. Colpisce nel film la sua richiesta di un briciolo d’amore dall’uomo ricco individuato come suo padre a cui si propone dicendo “non voglio niente da te, solo un abbraccio” e il rifiuto e l’angoscia dell’abbandono che aggrava la condizione psichica di Joker.

È corretto pensare che Joker sia un malato di mente?

Sono molti a pensarlo, aggiungendo che si tratta di una persona impossibile da curare e l’impossibile attrae sempre. Il fascino della paura che può generare uno psicopatico pericoloso o una mente molto disturbata è la chiave del successo di questo film soprattutto per i meno avvezzi ad accogliere il dolore umano. Ogni giorno mi confronto con la sofferenza psichica e guardato Joker con interesse come uno dei miei malati affetto da un grave disturbo della personalità che non gli consente di controllare l’agito

Perché piace tanto agli adolescenti?

Molti ragazzini sono attratti da situazioni per gli adulti sconcertanti, vivendo in piena euforia alcune scene terribili del film e immedesimandosi nel protagonista. La letteratura, il fumetto e il cinema horror hanno sempre più ascendenza per gli adolescenti. Questo dipende dall’evoluzione con cui le rappresentazioni e i pensieri degli adolescenti cambiano l’espressione di contenuti invarianti. Il tema centrale della passione per i film horror o impressionanti come Joker è la corporeità con le sue inquietanti trasformazioni. La paura che alcuni film suscitano dipende dalla ferocia con la quale il corpo viene attaccato. In Joker si assiste a un omicidio che inizia conficcando delle forbici negli occhi della vittima. Colpisce e interessa a un certo spazio mentale l’efferatezza che sconfina in imprevedibili trasformazioni alle quali si va incontro attraverso manipolazioni magiche e scientifiche. Per comprendere i nostri ragazzi e i loro comportamenti non dobbiamo mai dimenticare che il tema della trasformazione del corpo li riguarda molto da vicino. La pubertà, lo sviluppo accelerato del fisico nei muscoli e nelle ossa, l’invasione degli ormoni e delle pulsioni che occupano le teneri menti spingendole verso desideri inconfessabili fanno si che i nostri ragazzi fantastichino abitualmente all’interno di mondi paralleli come quello costruito abilmente con il film Joker

Qual è il meccanismo per cui un film horror-thriller (se ben fatto) riesce a conquistare l’attenzione?

Molti dei miei pazienti mi spiegano con codici diversi ma riconducibili alla stessa azione, che la passione per i film che fanno paura nasce dalla possibilità di avvicinarsi a un’emozione artificiale. È piacevole provare paura in un contesto rassicurante dal fatto che sia solo un film: è un po’ come pilotare un aereo in una cabina dove se precipiti non morirai veramente. Trovo questo persino educativo per i nostri ragazzi, ovvero la possibilità di comprendere la differenza tra l’immaginario e il reale per sfruttare al meglio il pensiero, la riflessione e il profondo significato di dare un valore prioritario all’opportunità di esistere nel mondo.

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Silvia Romano

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