In questi giorni, ricchezze finanziarie immense scompaiono al termine di ogni seduta di borsa. Su cifre diverse, ma in modo simile, è quello che sta accadendo nelle tasche di ciascuno di noi. Lì dove un tempo, allungando la mano, trovavamo qualche soldo, oggi chiudiamo spesso un pugno vuoto. Viene da chiedersi se siamo pronti a questo? Ad avere meno soldi a disposizione? A essere semplicemente più poveri?
In questi giorni, ricchezze finanziarie immense scompaiono al termine di ogni seduta di borsa. Su cifre diverse, ma in modo simile, è quello che sta accadendo nelle tasche di ciascuno di noi. Lì dove un tempo, allungando la mano, trovavamo qualche soldo, oggi chiudiamo spesso un pugno vuoto. Viene da chiedersi se siamo pronti a questo? Ad avere meno soldi a disposizione? A essere semplicemente più poveri?
La povertà, “parola malefica” la definisce Edmondo Berselli nel recente L‘Economia Giusta (Einuadi, 2010) è tuttavia una condizione a cui circa il 30% degli italiani si sente vicino.
I cinquant’anni di prosperità che abbiamo vissuto dal dopoguerra a oggi ci hanno abituato a standard di benessere indiscutibilmente elevati che oggi sono messi in discussione. Di fronte all’evidenza, gli atteggiamenti sono molteplici. Il peggiore è far finta di nulla continuando a proclamarci ciò che non siamo più, come l’orchestra che suona mentre il Titanic affonda. Il più astuto è rendersi consapevoli e agire di conseguenza, cominciando a cambiare le nostre prospettive di consumo.
È a coloro che sono pronti a reagire che si rivolge Italia Low Cost (Aliberti, 2011) () , un manuale-inchiesta scritto dai giornalisti Filippo Astone e Rossana Lacala che ripercorre il fenomeno del low-cost e fornisce una guida ai nuovi modi di comprare.
Chi ha sempre pensato che il low cost fosse un affare per ragazzi squattrinati sarà smentito. In Italia, questo comparto dell’economia reale vale 62 miliardi di euro che equivale a circa l’8% del PIL e cresce ad un tasso del 6% all’anno. A farla da padroni sono ovviamente le multinazionali come Ryan Air, Ikea, H&M o Easyjet. Aziende che prima di altre hanno intuito il cambiamento sociale e culturale in corso e che a quello hanno fatto appello, trovando milioni di persone pronti a seguirli.
E non parliamo solo di studenti alle prese con i pochi spiccioli passati dalla famiglia ma di intere componenti della società: dal quarantenne parsimonioso che si butta sulle private label a quello anticonformista che compara i prezzi e non teme le banche e le assicurazioni on line, fino al precario trentenne che dribbla tra offerte e lastminute per potersi concedere il piacere di una vacanza a zero spese.
Una tendenza sociale che gli autori definiscono neosobrietà e che si traduce in una naturale ricerca del giusto rapporto tra qualità e prezzo. Un approccio critico, lo si definirebbe. Spesso sensibile agli eccessi e agli sprechi, anche per motivi ambientali (e non solo strettamente economici). Perché pagare commissioni ad anonime agenzie di viaggio o sportelli bancari se si può fare tutto comodamente da casa? Perché spendere per un’ auto dalle prestazioni molto più elevate di ciò che è necessario quando si può avere la stessa funzionalità a metà prezzo? È per rispondere a queste domande che negli ultimi anni sono nate le più note compagnie aeree low cost e con loro i portali internet che aiutano a comparare i prezzi o le catene di abbigliamento di fast fashion, i punti vendita Ikea lungo le tangenziali e le auto Dacia costruite dalla Renault.
L’elemento che contribuisce a rendere queste realtà così competitive sul prezzo è una filiera degli approvvigionamenti – produzione- logistica – distribuzionericostruita sulla base di nuovi parametri strutturali al fine di massimizzare i costi.
È il caso di Ikea che lascia in mano al consumatore il montaggio dei mobili, o di Zara che rifornisce continuamente i suoi negozi annullando i costi di magazzino o Ing Direct che azzera le spese di affitto delle filiali. Sugli stessi fronti si stanno muovendo aziende come Ovs Industry del Gruppo Coin, Che Banca! del gruppo Mediolanum, Nau o Volagratis.com.
Ma non esistono solo i luoghi deputati al low cost. Esiste anche l’astuzia di chi, avendo internet come suo alleato, munito di tempo e pazienza, riesce a scovare le migliori offerte dietro improbabili labirinti.
In questo senso, il libro compie una ricognizione di tutte le possibili scorciatoie che consentono di trovare una casa più economica attraverso le aste e le dismissioni da edilizia popolare oppure di mangiare in ottime trattorie senza spendere più di trenta euro, di abbattere i costi delle bollette del telefono o di trovare l’albergo più economico. Dal cibo alla salute, dai viaggi all’assicurazione, dalla cultura all’abbigliamento: non c’è reparto che non consenta di risparmiare applicando un sano approccio critico alla spesa. Se non sapete da dove iniziare, avete trovato il libro da cui partire.
Pamela Pelatelli