Addio a Inge Feltrinelli, la regina dell’editoria che voleva cambiare il mondo con i libri

Muore a 87 anni Inge Feltrinelli, con lei la famosa casa editrice ha conosciuto una seconda vita.

Ultimo saluto a Inge Feltrinelli, la donna rivoluzionaria che risollevato le sorti della casa editrice

Non è un caso sia stata definita “The queen of publishing”, la regina dell’editoria internazionale. Lei, Inge Schönthal Feltrinelli, morta all’età di 87 anni, ha condotto una casa editrice in piena tempesta, ha fatto i conti con la violenta morte del marito, ha allevato un figlio e insieme hanno conservato un immenso patrimonio culturale.

Un carattere forte quello di Inge, senza dubbio dovuto alle sue origini ebraiche che, in una Germania degli anni ‘30, significava una condanna a morte. Ma le ossa se le fece eccome e, iniziando come bravissima fotoreporter, finì in men che non si dica nella redazione di Via Andegari dove affiancò Giangiacomo Feltrinelli nella sua impresa.

Dopo la tragica morte del fondatore, nel marzo del 1972, salvò la casa editrice grazie alla sua visione rivoluzionaria e la consegnò al figlio Carlo.

Inge Schönthal nacque a Göttingen, nella Bassa Sassonia, nel 1930 mezza ebrea per parte di padre. Per scappare da Hitler si rifugiarono in America e Inge fu messa sotto la protezione di Otto, un ufficiale della cavalleria tedesca che le fece da patrigno.

Sopravvissuta alla fame e alle deprivazioni del dopoguerra, intraprese ad Amburgo la carriera di fotoreporter e giornalista e fu negli anni ’50 a New York che riuscì a fotografare gente del calibro di Greta Garbo, Elia Kazan, John Fitzgerald Kennedy, Winston Churchill e a stringere amicizia con Erwin Blumenfeld. Tra le sue foto più celebri ci sono quelle degli scrittori Ernest Hemingway, Edoardo Sanguineti, Allen Ginsberg, Günter Grass, Nadine Gordimer, e di Pablo Picasso e Chagall.

Nel 1958 conobbe Giangiacomo Feltrinelli, che sposò due anni dopo. Ma lui era un rivoluzionario politico, comunista e miliardario, che dal 1969 addirittura entrò in clandestinità. Fino al 1972, nella campagne di Segrate il 14 marzo Giangiacomo esplode nel tentativo di mettere una bomba su un traliccio dell’Enel.

Ma lei non si è persa mai d’animo e tenuto le redini della casa editrice. Ha tenuto duro, anche durante le crisi più nere e, sotto la sua guida, la Feltrinelli ha pubblicato autori come Marguerite Duras, Isabel Allende, Manuel Vázquez Montalbán, Gabriel García Márquez, Daniel Pennac e Banana Yoshimoto e i nostri Stefano Benni, Antonio Tabucchi, Gianni Celati, Maurizio Maggiani e Alessandro Baricco.

La casa editrice la porta alla memoria come “fonte quotidiana di ispirazione per le attività dell’intero Gruppo, Inge Feltrinelli è stata la guida più esigente e lo sguardo più innovativo, l’entusiasta promotrice di nuove attività come la diga più invalicabile a difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della cultura e di tutte le manifestazioni di pensiero libero”.

Oggi questa donna la ricordiamo così, col trionfo di arancioni del suo armadio e l’inconfondibile “ingese”.

Germana Carillo

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