Il ritratto di uno dei più grandi felini mai esistiti era stato rinvenuto 80 anni fa nella Grotta Romanelli in provincia di Lecce, ma gli studi si erano arenati fino ad una nuova ricerca
Incredibile scoperta nella Grotta Romanelli in provincia di Lecce: è stata rinvenuta un’incisione risalente a circa 12.000 anni fa, raffigurante un grande leone delle caverne. Questo reperto, rinvenuto 80 anni fa e recentemente studiato da un team di ricercatori internazionali, costituisce un’importante testimonianza dell’arte preistorica e dell’ecologia del Paleolitico superiore in Europa.
Il ritrovamento dell’immagine del leone delle caverne, uno dei più grandi felini mai esistiti, offre preziose informazioni sulla tradizione artistica della Grotta Romanelli e sulla sua importanza per le popolazioni preistoriche. Lo studio, pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews, ha coinvolto diverse istituzioni di ricerca italiane e straniere tra cui Cnrs, Universitè Jean-Jaurès, Ispc-Cnr, Universidad Complutense de Madrid, Università di Milano, Università di Torino, Igag-Cnr e Università di Cagliari, dimostrando l’importanza della collaborazione interdisciplinare nel campo della paleoarte e della paleontologia.
Le analisi condotte sul reperto hanno rivelato dettagli interessanti sulla tecnica di incisione utilizzata, nonché sull’uso di pigmenti rossi come ocra. Questo suggerisce che l’arte rupestre nella Grotta Romanelli fosse parte integrante della vita quotidiana e spirituale delle comunità preistoriche, riflettendo il loro rapporto con l’ambiente circostante e con le creature che lo abitavano.
Sono state rinvenute anche diverse altre incisioni
Oltre alla raffigurazione del leone delle caverne, sulla stessa pietra sono state identificate altre incisioni, tra cui quella di un asino europeo e una serie di linee e forme geometriche. Questi elementi aggiungono ulteriori dimensioni alla comprensione della cultura materiale e simbolica delle popolazioni preistoriche che abitavano la regione.
La scoperta della Grotta Romanelli evidenzia l’importanza di preservare e studiare siti archeologici e paleoambientali, al fine di approfondire la nostra conoscenza del passato umano e della sua interazione con l’ecosistema circostante.
Grotta Romanelli è infatti un sito centrale per lo studio della preistoria in Italia a partire dalle prime ricerche effettuate all’inizio del XX secolo. La grotta e il contenuto dei sedimenti deposti al suo interno sono stati oggetto di studi fino all’inizio degli anni ‘70, salvo poi andare incontro ad un parziale oblio.
Una situazione che si è sbloccata nel 2015, dopo più di 40 anni di chiusura, quando furono avviate nuove ricerche sul campo autorizzate dalla Sabap di Brindisi e Lecce e finanziate dal progetto Grandi Scavi di Sapienza. Grazie a questi progetti abbiamo ora l’opportunità di esplorare ulteriormente il ricco patrimonio archeologico e paleontologico dell’Italia meridionale e di gettare nuova luce sulle antiche culture che hanno abitato questa regione.
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Fonte: Sapienza Università di Roma / Quaternary Science Reviews
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