Importante scoperta archeologica in Arabia Saudita dove, in prossimità di un antico lago, sono state trovate 7 impronte di homo sapiens
Un gruppo di archeologi ha trovato in Arabia Saudita alcune impronte fossilizzate risalenti a circa 115mila anni fa. Una scoperta davvero importante che potrebbe anche fornire nuovi dettagli agli scienziati che studiano le antiche migrazioni umane.
Un antico deposito lacustre ben conservato nel deserto del Nefud in Arabia Saudita potrebbe contenere le impronte umane più antiche mai esistite nella penisola arabica, sostengono gli scienziati del Max Planck Institutes for Chemical Ecology and the Science of Human History che le hanno scoperte.
Si tratta di sette impronte umane, trovate in mezzo a centinaia di impronte di animali preistorici, che si stima abbiano circa 115.000 anni. In totale le tracce trovate nella zona sono 376, oltre alle 7 impronte attribuite agli ominidi, ve ne sono 44 di elefanti (più grandi di quelli odierni) e 107 di cammelli, le altre sono forse di bufali e di antichi parenti dei cavalli.
L’antica zona lacustre (lago Alathar) che, grazie all’erosione dei sedimenti sovrastanti ha permesso alle antichissime impronte di riemergere, faceva probabilmente parte di “un’autostrada preistorica” che attirava tutti i grandi animali della zona, formando un corridoio intervallato da aree di sosta di acqua dolce che servivano agli animali ma anche, evidentemente, agli uomini che migravano.
Gli scienziati hanno trovato molto poco altro di ciò che di solito accompagnava i viaggi umani preistorici, come segni di coltelli o altri oggetti sulle ossa di animali. Anche per questo gli scienziati ipotizzano che gli antichi esseri umani avessero fatto visita al lago solo “di passaggio”.
Gli umani che probabilmente hanno lasciato le impronte hanno vissuto durante l’ultimo periodo interglaciale che ha causato condizioni umide in tutta la regione. Il periodo rappresentò un momento perfetto per la migrazione dei primi uomini e animali poiché l’umidità consentiva un accesso più facile attraverso le regioni desertiche.
In merito alla scoperta delle impronte umane Mathew Stewart, autore principale dello studio ha dichiarato:
“Sosteniamo per vari motivi che queste impronte sono state molto probabilmente prodotte da Homo sapiens, il che le renderebbe le più antiche impronte umane al di fuori dell’Africa. Ci sono altri siti di impronte di ominidi che risalgono a periodi precedenti, ma questi sono tipicamente attribuibili ad altre specie di ominidi come i Neanderthal. Sappiamo che gli esseri umani si stavano spostando al di fuori dall’Africa circa 120.000 anni fa e che i Neanderthal non erano presenti nella regione fino all’arrivo di condizioni più fresche decine di migliaia di anni dopo. Pertanto, sosteniamo che le impronte sono state molto probabilmente generate da Homo sapiens”.
Il ritrovamento di queste impronte è particolarmente importante nello studio degli spostamenti dei primi umani.
“La presenza di animali di grandi dimensioni come elefanti e ippopotami, insieme a praterie aperte e grandi risorse idriche, potrebbe aver reso l’Arabia settentrionale un luogo particolarmente attraente per gli esseri umani che si spostavano tra Africa ed Eurasia“, ha sottolineato l’autore senior dello studio Michael Petraglia.
In pratica la nuova ricerca, come ha sottolineato Steward, mostra che non solo le zone costiere ma “anche le rotte interne, seguendo laghi e fiumi, potrebbero essere state particolarmente importanti“, nell’antica migrazione degli umani dall’Africa, ha fatto sapere Stewart.
Fonte: Science Advanced / National Geographic
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