Un nuovo libro scritto da uno psicologo svedese promette di far addormentare i bambini in pochi minuti
Bambini e sonno. Si intitola “The Rabbit Who Wants to Fall Asleep“, ovvero “Il coniglio che vuole addormentarsi” ed è già best seller su Amazon.
Si tratta di un racconto volutamente noioso scritto da uno psicologo svedese dell’Università Jonkoping, Carl Johan Forssen Ehrlin, e narra la storia di Zio Sbadiglio e Gufo assonnato che sono alla ricerca di un modo per aiutare Coniglio, il protagonista, ad andare a dormire. Per il signor Ehrlin non ci sono favole o ninne nanne che tengano: per spedire nel mondo dei sogni i mocciosetti più tenaci basta cominciare a leggere qualche pagina di questo libro.
Scovando qua e là varie recensioni, pare che il libro tra le righe usi tecniche di rinforzo psicologiche e positive per aiutare i bambini a rilassarsi, a concentrarsi e alla fine chiudere gli occhietti e sprofondare. Insomma, equivarrebbe a una seduta ipnotica. Una panacea, forse, per chi “lotta” con quei pupi che proprio non vogliono saperne e per chi le ha provate tutte, con canzoncine di tutti i tipi, letture che spaziano da Andersen a Quattro Ruote, smorfie dubbie, schiaffetti sul popo’, Beethoven a go go, posizioni da acrobati e pigiamini di Peppa Pig.
Se a nulla vale tutto ciò, lo psicologo scandinavo propone la sua e giura che il suo libro è “l’equivalente verbale di cullare un bambino a dormire“.
Ma come gli è saltato in mente di scrivere un racconto avvincente quanto una pagina di necrologi? L’idea gli sarebbe venuta dopo un viaggio in auto con la madre che, ascoltandolo e sentendolo parlare, si è subito addormentata. Lo psicologo ha così riflettuto e ripensato a quello che aveva detto e su come lo aveva detto e così, oltre a auto-reputarsi – forse – una persona alquanto noiosa, ha deciso di scrivere la storia del coniglio che voleva dormire. Una genialata, l’occasione della sua vita, visto che il libro è stato poi tradotto in sette lingue…
Il testo (4,99 euro nella versione italiana) è di 26 pagine ed è ricco di illustrazioni. Nell’introduzione Ehrlin spiega che cosa deve fare il genitore per far addormentare il bimbo con questo libro, come leggere alcune parole (il coniglio, per esempio, si chiama Camillo che può essere letto come Caaa miiillo, con due sonori sbadigli) e alcune parti del testo, quando alzare il tono della voce, quando fermarsi o leggere più lentamente (un testo teatrale!).
Con questo ambaradan qui, in pratica, il piccolo si annoierebbe così tanto che non vedrebbe l’ora di addormentarsi. Ma sarà vero? Alcuni genitori hanno lasciato commenti entusiasti, altri dicono di non aver tratto alcun giovamento. La cosa, come tutte nella gestione dei pargoli, è soggettiva. Per quanto mi riguarda, la classica favoletta ha sempre funzionato e “noia” è in genere una parola che mi spaventa quando penso ai miei figli, soprattutto se è da correlarsi a un libro.
E voi cosa ne pensate?
Germana Carillo
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