Il British Museum è stato inondato di richieste su Instagram per la restituzione della statua dell’Isola di Pasqua

Gli utenti cileni dei social media prendono di mira uno dei più grandi e importanti Musei della storia del mondo: rivorrebbero indietro il Moai conosciuto come Hoa Hakananai'a che si trova nel British Museum dal 1869

Chi è stato tra le sale del mastodontico British Museum di Londra avrà sicuramente avuto la sensazione netta di cosa sia stato materialmente il colonialismo: milioni e milioni di oggetti provenienti da ogni singolo e più remoto angolo di vecchie terre conquistate in esposizione come trofei.

Uno di questi è una statua Moai, uno dei monumenti di pietra dell’Isola di Pasqua, sui cui nelle ultime ore si è focalizzata l’attenzione di migliaia di utenti, soprattutto cileni, dei social. Da gennaio, gli utenti cileni dei social media hanno inondato la sezione dei commenti di Instagram del Museo con post del tipo “Restituisci il Moai”, prendendo di mira anche le sue pagine YouTube e Facebook.

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Il Museo ha in realtà ben due moai, che sono stati prelevati da Rapa Nui (Isola di Pasqua) da topografi britannici nel 1868 e ci sono state, nel corso del tempo, parecchie richieste agli inglesi di restituirli a Rapa Nui, che è territorio cileno.

In risposta, il Museo è stato costretto a chiudere i commenti sui recenti post di Instagram, ma da allora ha riaperto la maggior parte di essi, anche se i commenti sono ancora limitati su alcuni post.

La campagna online è iniziata dopo che l’influencer di Santiago, Mike Milfort ha incoraggiato il suo milione di follower a prendere le loro tastiere e chiedere al museo di restituire i monoliti:

Il tema del Moai rubato appare regolarmente nei video virali di Milfort, generando una tendenza hashtag che è arrivata fino al presidente cileno, Gabriel Boric, che ha espresso sostegno durante un’intervista alla radio cilena. Invece, non è dello stesso avviso Pedro Edmunds Paoa, sindaco di Rapa Nui, preoccupato più che altro che i Moai siano stati ridotti a un meme su Internet.

Intanto dal Museo…

Il British Museum ha dichiarato di avere “buoni e aperti rapporti” con Rapa Nui.

Rapa Nui spita più di 1.000 statue Moai, ammirate in tutto il mondo per le loro dimensioni e il mistero di come siano state realizzate e trasportate. Uno dei Moai del Muse britanno, l’Hoa Hakananai’a, è di particolare importanza per Rapa Nui. Il suo nome si traduce come “l’amico rubato”.

Scolpito in modo unico nel basalto e con petroglifi sul dorso, l’Hoa Hakananai’a è stato trovato in una casa sacra nel sito di una tradizione ancestrale, la cosiddetta Tangata manu (uomo uccello). Durante il Tangata manu, uomini di diversi clan Rapa Nui gareggiavano per il governo dell’isola. Il vincitore è stato il primo a nuotare in mare aperto fino a un’isola vicina, recuperare un uovo dell’uccello di sterna e tornare a riva con l’uovo intatto.

Il Tangata manu si teneva ogni anno per evitare che scoppiasse la guerra tra i clan, motivo per cui l’Hoa Hakananai’a è considerato un profondo simbolo di pace.

Già nel 2018, Rapa Nui aveva fatto una richiesta scritta per la restituzione dei due Moai. In risposta, ebbe luogo una visita reciproca tra i rappresentanti dell’isola e del Museo.

L’anno scorso, il consiglio degli anziani dell’isola, considerato la sua autorità culturale, ha scritto a Re Carlo per chiedere ancora una volta la restituzione dei Moai. Non hanno ricevuto risposta.

Non escludiamo che Hoa Hakananai’a possa rimanere a Londra ed essere il nostro grande ambasciatore – ha concluso Edmunds Paoa. Ma dobbiamo stabilire con fermezza che il suo legittimo proprietario è la cultura di Rapa Nui.

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