Eccezionale scoperta archeologica nel Parco del Pollino: ritrovati in una grotta resti di un uomo del Paleolitico

Grotta di Pietra Sant'Angelo. A San Lorenzo Bellizzi, sono stati rinvenuti i resti di un uomo vissuto oltre 7mila anni fa

Grotta di Pietra Sant’Angelo. Siamo nel cuore del Parco del Pollino in Calabria,  l’area naturale protetta più grande d’Italia. Qui a San Lorenzo Bellizzi, a oltre 800 metri di quota, è stata fatta una scoperta eccezionale: sono stati rinvenuti i resti di un uomo vissuto oltre 7mila anni fa.

Il borgo di 600 abitanti ha rivelato in questi giorni una delle più antiche sedi di stanziamento umano in Calabria. Dal 2017, i ricercatori delle Università degli Studi del Molise e di Bari hanno condotto una serie di indagini archeologiche in un sito preistorico all’interno di una delle 21 grotte del massiccio Pietra Sant’Angelo, una formazione calcarea del cosentino.

Dopo le prime tracce di insediamenti rinvenute nel 2017, nuove datazioni al radiocarbonio hanno permesso di retrodatare la presenza dell’uomo al Paleolitico Superiore. A darne notizia è stato il Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici”.

Una scoperta che racconta oltre 14mila anni di presenza umana

Proprio nella grotta di Pietra Sant’Angelo è stato custodito per millenni un vero e proprio tesoro: i resti di insediamenti umani risalenti addirittura al Paleolitico.

I resti dello scheletro, appartenente a un uomo di età stimata tra 30 e 35 anni, erano ricoperti da un cumulo di pietre. Dopo la datazione al radiocarbonio di un frammento di femore è stato possibile confermare che risaliva a circa 7000 anni fa permettendo ai ricercatori di effettuare un vero e proprio viaggio nel tempo.

Il team di studiosi, coordinato dagli specialisti di preistoria Antonella Minelli e Felice Larocca, hanno trovato anche resti di ceneri e carboni riconducibili a focolari molto più antichi rispetto alla sepoltura. Si tratta di due diversi livelli insediativi, uno risalente a 11 mila e l’altro a 14 mila anni fa.

“Il sospetto è nato timidamente nel 2017. Poi è rimasto vivo, rafforzandosi, nel 2018. Infine, nel 2019, gli sguardi parlavano da soli, senza che gli studiosi si scambiassero una parola. Sotto quel metro circa di sequenza neo-eneolitica, contenente una sepoltura miracolosamente conservatasi in buone condizioni, c’era qualcos’altro che rimandava ad un’antichità che si spingeva molto indietro nel tempo. Era terminata la ceramica, scomparsa l’ossidiana, variata la tipologia del sedimento. Ed erano apparsi due focolari accesi a poca distanza dall’ingresso della grotta, con all’intorno una quantità enorme di schegge di selce mescolate a resti di fauna, certamente avanzi di pasto. Sono state le datazioni radiocarboniche a confermare le supposizioni degli studiosi e a fornire la chiave di lettura di quell’importante sequenza stratigrafica” si legge nel comunicato ufficiale del Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici”.

Secondo il Centro, si apre a San Lorenzo Bellizzi una promettente stagione di ricerche archeologiche di grande interesse scientifico:

“Ricerche che sveleranno certamente molte informazioni sulle dinamiche del più antico popolamento umano sul versante orientale dell’attuale Parco Nazionale del Pollino”.

Soddisfazione anche da parte del sindaco di San Lorenzo Bellizzi, Antonio Cersosimo:

“Un progetto sostenuto anche dal Parco Nazionale del Pollino e dalla Regione Calabria che, porterà di certo presto a nuove scoperte. Una bella soddisfazione per i risultati scientifici che stanno emergendo e che contribuiranno a scrivere nuove pagine sulle frequentazioni umane del Pollino Orientale e non solo.”

Fonti di riferimento: Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici”, Antonio Cerosimo/Facebook

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