Freaks è un pugno dritto al cuore del conformismo perbenista, è una mazzata inferta ai tradizionali canoni etico/estetici. Mette in scena un radicale capovolgimento di prospettiva e spalanca uno squarcio sulla crudeltà della natura umana.
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Freaks è un pugno dritto al cuore del conformismo perbenista, è una mazzata inferta ai tradizionali canoni etico/estetici. Mette in scena un radicale capovolgimento di prospettiva e spalanca uno squarcio sulla crudeltà della natura umana.
È un terremoto che sovverte le certezze acquisite e scuote le coscienze provocando nello spettatore un profondo sconquasso emotivo.
La sua visione è un’esperienza che lascia il segno. Nessun altro film è così inquietante, estremo e violento al punto da indurre nel pubblico reazioni di angoscia e turbamento ancora oggi, a ben 84 anni di distanza dalla sua realizzazione.
Uscito nel 1932 negli Stati Uniti per la regia di Tod Browning, il film è ambientato in un circo e racconta le vicende di personaggi deformi,veri e propri fenomeni da baraccone: i freaks per l’appunto. ‘Film di carne e desiderio, di peccato e violenza’ secondo la felice definizione dello sceneggiatore Jacques Lourcelles, Freaks è un unicum nella storia del cinema, un’opera che sfugge a qualsiasi classificazione di genere.
Un film disturbante e scomodo, che sovverte completamente la morale tradizionale e al contempo celebra la diversità nella sua forma più estrema e mostruosa, contrapponendo innocente mostruosità e umanità colpevole. Un capolavoro senza tempo, un cult movie che nel corso degli anni ha di fatto plasmato l’immaginario collettivo.
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FREAKS, LA VERSIONE RESTAURATA
A partire dal 24 ottobre, Freaks è tornato nelle sale italiane in versione restaurata, in lingua originale con sottotitoli in italiano. L’iniziativa, a cura della Cineteca di Bologna, si inserisce nell’ambito del progetto ‘Cinema ritrovato’, che mira a ridare nuovo lustro e rinnovata visibilità a capolavori del passato. Un’occasione ghiotta per (ri)vedere quest’opera, soprattutto perché il grande schermo consente di apprezzarne appieno le caratteristiche tecniche e le migliorie effettuate.
FREAKS, LA TRAMA
La trama è piuttosto lineare: al centro dell’intreccio la storia dell’amore non corrisposto tra il nano Hans e la bella trapezista Cleopatra. La donna, venuta casualmente a conoscenza che Hans è entrato in possesso di una cospicua eredità, cerca di trarre il massimo vantaggio da questa situazione per impadronirsi del denaro.
Insieme al suo amante, il forzuto Ercole, pianifica di ingannare lo sprovveduto nano simulando sentimenti sinceri nei suoi confronti per poterlo uccidere immediatamente dopo averlo sposato. Il piano prevede l’avvelenamento di Hans durante le nozze, lasciando così Cleopatra libera di poter intascare la ricca eredità del freak.
Intorno alla coppia si muovono una serie di strani personaggi deformi ripresi nella loro quotidianità, senza morbosità o compiacimento alcuno. Si tratta non di attori ma di persone vere, di freaks in carne e ossa che interpetano semplicemente se stessi. C’è Frida, anche lei affetta da nanismo, sinceramente e teneramente innamorta di Hans.
Ma soprattutto ci sono le sorelle siamesi, il torso vivente indù, la donna barbuta, la pinhead o testa di spillo, il ragazzo con metà torso, il mezzo uomo/mezza donna, la donna senza braccia, la ragazza uccello. Tutti i personaggi, come detto, sono persone reali. Tutto vero, nessun efftto speciale.
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D’altronde nel 1932 sarebbe stato tecnicamente impossibile! Tutto è di un estremo, inquietante, brutale realismo. Durante il banchetto di nozze però le cose non vanno come pianificato da Ercole e Cleopatra. La donna è costretta a subire un vero e proprio rito d’iniziazione da parte dei freaks. Deve condividere il vino con i mostri, bevendo da una coppa di vetro da cui precedentemente avevano bevuto a turno tutti gli altri freaks.
Ma Cleopatra si rifiuta e butta giù la maschera, insultando e denigrando tutti gli invitati e ridicolizzando il suo sposo, inscenando una grottesca pantomima. In seguito all’avvelenamento, Hans si ammala ma non muore. Scoperte le reali intenzioni di Cleopatra, i freaks architettano una vendetta terribile, che culminerà nella trasformazione della bella acrobata in una donna gallina. Cleopatra subirà una metamorfosi agghiacciante che la trasformerà in una creatura alta meno di un metro, testa umana, corpo da pennuto e artigli al posto delle braccia. Diverrà anch’ella un fenomeno da baraccone, esattamente come quei mostri che aveva deriso platealmente e umiliato pubblicamente durante la festa di nozze.
La nemesi dei freaks è spietata, quasi seguisse la logica del contrappasso dantesco. Nella scena finale si vede l’imbonitore del circo che nel presentare quella che una volta era Cleopatra afferma :
“In quale modo sia stata ridotta così non lo si saprà mai. Alcuni dicono un amante geloso. Altri…il codice dei freaks”.
FREAKS, UNA RIFLESSIONE SULL’UMANITÀ
Freaks è un film intriso di mostruosa aberrazione ma che trasuda al contempo genuina umanità, capace di prendere per mano lo spettatore inducendolo a superare l’iniziale imbarazzo o, peggio, il leggero fastidio che generalmente si prova di fronte alla visione di esseri mostruosi. Il deforme è da sempre un elemento di disturbo e di frattura, che con la sua sola presenza risveglia incubi infantili e paure ancestrali.
Da ciò deriva una diffusa sensazione di disagio. Ma ben presto il film svela l’umanità di queste creature, catapultando lo spettatore nella loro esistenza, introducendolo nella loro quotidianità e perfino nella loro sfera più intima.
È così che avviene il cambio di prospettiva, allorquando lo spettatore realizza compiutamente che quei mostri in fondo sono profondamente umani, nutrono le stesse speranze, paure e aspettative delle persone ‘normali’. Uno dei meriti del film consiste proprio nel far germogliare nel pubblico sentimenti di sincera solidarietà prima, profonda empatia poi e infine di accalorato sostegno nei confronti dei freaks nelle strazianti scene conclusive.
Oltre all’originalità dei personaggi e al dualismo inconciliabile tra innocente mostruosità e colpevole normalità, colpiscono le atmosfere che il film riesce ad evocare e la modernità delle tecniche di ripresa. Il banchetto di nozze di Hans e Cleopatra è indubbiamente una delle scene più potenti ed evocative della storia del cinema.
Il rito di iniziazione con cui i freaks accettano Cleopatra tra di loro, il modo in cui il regista gioca con i primi piani, la ripetizione ossessiva dello stesso ritornello, come un mantra dal ritmo ipnotico (L’accettiamo, l’accettiamo! Una di noi! Una di noi! Una di noi!), in un crescendo spasmodico che ammalia e destabilizza lo spettatore denotano le eccelse qualità tecniche di Tod Browning e la sua sorprendente modernità.
Tutti questi elementi contribuiscono a creare un clima di tensione estrema e di insostenibile esasperazione, sfociando nell’inevitabile climax scenico, preludio del tragico finale. Il grido sprezzante di Cleopatra (Mostriii!) all’indirizzo dei freaks rappresenta la sua confessione, divenuta ormai improcrastinabile. E un grido straziante, carico di odio e disprezzo, con cui la donna interrompe la finzione, annunciando la fine di ogni illusione. L’intera sequenza del banchetto è davvero superlativa. Da brividi.
FREAKS, I RETROSCENA
Fortemente voluto dalla Metro Goldwin Meyer per contrastare il successo di Frankestein della concorrente Universal, nei piani della MGM Freaks avrebbe dovuto essere un film horror, per la precisione “il film più spaventoso di tutti i tempi” .
La direzione venne affidata a Tod Browning, che era stato il regista di Frankenstein con protagonista Bela Lugosi. Ben presto però la casa di produzione si trovò spiazzata e cercò di sconfessare il film. Browning infatti fece arrivare negli studi veri e propri fenomeni da baraccone. Non vennero scritturati attori professionisti, ma il film fu interpretato da donne barbute, nani, gemelle siamesi, ermafroditi, donne spillo e ogni sorta di scherzo della natura.
Di fronte a questa mostruosa invasione, i produttori si trovarono impreparati temendo addirittura di essere soverchiati dai freaks. Vennero imposti numerosi tagli, fino ad arrivare alla durata attuale di 62 minuti, che è anche la durata della versione restaurata. Inoltre la Mgm impose un finale più morbido rispetto all’originale.
Durante le prime proiezioni, alcuni spettatori abbandonarono la sala, altri svennero per lo shock di essere esposti a immagini tanto forti e raccapriccianti. Per questo motivo il film fu un fiasco dal punto di vista commerciale, etichettato come film maledetto e vittima di un ostracismo generalizzato. Solo intorno agli anni ’60 freaks venne riabilitato e si comincio ad apprezzare la genialità e la grandezza rivoluzionaria di questo capolavoro.
FREAKS, LE INFLUENZE CINEMATOGRAFICHE E MUSICALI
Freaks ha ispirato numerosi registi, primo fra tutti David Lynch in quel film grandioso che è The Elephant Man. Anche qui il protagonista è un mostro, ma Lynch affronta il tema con una delicatezza e una sensibilità molto lontane dalla brutalità di Freaks. Va citato anche Terry Gilliam col suo Tideland, una sorta di Alice nel Paese degli orrori, in cui la protagonista Jeliza-Rose incontra nel suo viaggio reale e immaginario una serie di personaggi deformi e caricaturali.
Anche Tim Burton nelle sue fiabe nere ha sempre messo al centro il diverso, la creatura strana. Nel suo universo di senso, il diverso ha sempre una connotazione positiva, e spesso risulta anche divertente. Tutta la cinematografia felliniana è attraversata dalla poetica del diverso. Per il maestro Fellini la diversità, anche nella sua versione estrema di deformità e mostruosità, è comunque espressione dell’unicità umana.
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È innegabile che che Fellini subisse il fascino del circo in maniera viscerale, mettendolo in scena in diversi film. La sua costante ricerca di figure umane Ii più possibile caricaturali e mostruose si traduce in esaltazione della diversità dell’umano. Per concludere questa brevissima e incompleta carrellata, è d’obbligo un riferimento a uno dei film meno conosciuti ma non per questo meno belli di Woody Allen:’Ombre e nebbia’. La scena iniziale del film, ambientata in un circo, in cui viene rappresentata la vicenda del tradimento della ballerina nei confronti di suo marito è un chiaro omaggio al capolavoro di Tod Browning.
Freaks è diventato un vero e proprio archetipo della cultura di massa, trovando numerosi epigoni non solo nell’ambito della settima arte ma anche in altre espressioni artistiche.
Basti pensare a Diane Arbus, conosciuta come ‘la fotografa dei freaks’, che a partire dagli anni 60 dedicò i suoi scatti ad immortalare i diversi, coloro che si discostano dalla normalità per natura o per scelta. Si narra che la Arbus venne introdotta alla visione di Freaks da un suo amico, Emile de Antonio. Rimase letteralmente folgorata dal film, al punto da essere indotta a scegliere i freaks come soggetti dei suoi futuri lavori. Tra i suoi modelli preferiti c’erano Moondog, un gigante cieco con una folta barba e corna da vichingo, e Lauro Morales, nano di nazionalità messicana meglio conosciuto come Cha Cha Cha, ritratto in una delle sue foto più famose.
Sono molte anche le influenze di Freaks sulla musica pop. Vale la pena citarne due tra le tante.
Nella canzone Diamond dogs, tratta dall’album omonimo del 1974, David Bowie cita il regista del film. “With your silicone hump and your ten inch stump / Dressed like a priest you was / Tod Browning’s freak you was.” In italiano questi versi suonano così : “Con la tua gobba di silicone e il tuo tronco di 25 centimetri/ Eri vestito che parevi un prete/ Eri un freak di Todd Browning.”
Infine, Gabba gabba hey, il celebre motto della storica punk band americana dei Ramones, non è altro che una storpiatura del refrain ossessivo intonato dai freaks durante il banchetto di nozze tra Hans e Cleopatra. Il ritornello “Gooble, gobble, we accept her, we accept her, one of us, one of us!.” doppiato in italiano con “L’accettiamo, l’accettiamo, una di noi! Una di noi” trasformato in gabba gabba hey e inserito nella canzone Pinhead (testa di spillo) è diventato lo slogan della band newyorkese.
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Angela Petrella