Toccare con mano gli effetti dell'inquinamento può spingerci ad essere più consapevoli del problema e più attivi nel combatterlo: per questo, il giovane artista americano Brandon Seidler ha scelto di mostrare le conseguenze dell'inquinamento chimico esponendo la pellicola delle foto scattate su siti contaminati all'azione di quelle stesse sostanze che hanno avvelenato l'ambiente. Così è nata la serie di immagini Impure Photography.
Toccare con mano gli effetti dell’inquinamento può spingerci ad essere più consapevoli del problema e più attivi nel combatterlo: per questo, il giovane artista americano Brandon Seidler ha scelto di mostrare le conseguenze dell’inquinamento chimico esponendo la pellicola delle foto scattate su siti contaminati all’azione di quelle stesse sostanze che hanno avvelenato l’ambiente. Così è nata la serie di immagini Impure Photography.
La serie si compone di fotografie che riescono ad essere, nel contempo, affascinanti e inquietanti: mostrando la forza corrosiva di alcuni agenti chimici, gli scatti alterati di Seidler non possono non indurre lo spettatore a riflettere e ad interrogarsi.
Seidler ha raccontato che l’idea di “inquinare” le immagini è nata gradualmente. Affascinato dai colori forti e dagli strani effetti prodotti dalle sostanze chimiche sulle foto, l’artista aveva trascorso diversi anni a sperimentare l’impatto di prodotti chimici corrosivi sulla pellicola.
Ma, per l’appunto, si trattava di pura e semplice sperimentazione, della ricerca di effetti visivi nuovi.
Il suo approccio è radicalmente cambiato quando ha sentito parlare dello sversamento di una sostanza nociva nel nord del New Jersey, nei pressi dell’università che frequentava. La sostanza in questione era il metacrilato di metile, uno degli agenti che aveva utilizzato nel trattamento delle sue foto: questa coincidenza lo ha portato a riflettere sull’impatto durevole e, in alcuni casi, irreversibile, che certi prodotti hanno sulla natura che ci circonda e a guardare ai suoi esperimenti in un’ottica diversa.
“Buona parte, se non la maggior parte, degli inquinanti può essere rimossa.” – scrive Seidler – “Ma cosa succede a quella quantità iniziale che viene assorbita dal terreno o alle piante e agli animali che si trovano sul luogo dello sversamento?“
È questo l’interrogativo che lo ha spinto a immortalare i luoghi in cui sono avvenuti degli sversamenti e quindi ad alterare la pellicola utilizzando le stesse sostanze che hanno inquinato l’ambiente.
“Con il mio lavoro, non intendo commentare le pratiche messe in campo per la pulizia di questi siti.” – spiega ancora Seidler – “Mi interessa invece sottolineare quanto alcuni di questi inquinanti chimici possano essere dannosi.“
Seidler sta lavorando alla composizione e all’impaginazione di un libro fotografico basato proprio sulla serie fotografica Impure: per finanziarsi, ha anche lanciato una fortunata campagna di crowdfunding su Kickstarter, che ha raccolto più denaro di quello auspicato (2.816 dollari invece di 2.500).
“L’obiettivo del libro è duplice: mostrare il mio lavoro e far riflettere le persone sulle sostanze chimiche che introduciamo nell’ambiente.“ – scrive Seidler – “Se questi sono gli effetti che i prodotti chimici hanno sulla pellicola, quali saranno i loro effetti sulla natura?”
Lisa Vagnozzi
Photo Credits: Brandon Seidler
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