La “signora delle erbe” italiana che da sola ha decifrato il manoscritto Voynich, il “libro più misterioso del mondo”

Beinecke 408 è un codice illustrato scritto con un sistema di scrittura che non è stato decifrato per 600 anni: contiene tra gli altri un erbario, un lunario e un ricettario: a svelarne i segreti è stata una docente e ricercatrice italiana

Eleonora Matarrese, conosciuta come la “signora delle erbe”, è una studiosa barese che ha dedicato 16 anni alla ricerca e ha finalmente decifrato il manoscritto Voynich, noto come il “libro più misterioso del mondo”.

Il manoscritto, chiamato anche Beinecke 408, è un codice illustrato quattrocentesco scritto con un sistema di scrittura indecifrato per 600 anni. La sua storia ha affascinato crittografi e studiosi per lungo tempo, ma Eleonora Matarrese è stata la prima a svelarne i segreti.

Con una laurea in Lingue e Letterature Straniere e specializzazione in Filologia Germanica, la Matarrese – che è docente di Fitoalimurgia e Etnobotanica presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro – ha unito la sua passione per le lingue, la botanica e gli studi medievali in questo incredibile risultato.

La storia del Beinecke 408

Il manoscritto Voynich, o Beinecke 408, contiene un erbario, un lunario, un manuale che illustra i benefici termali, un manuale agronomico che mostra le parti di piante spontanee da utilizzare e l’ultima parte è un ricettario.

Il suo nome viene da Wilfrid Voynich, un mercante di libri rari polacco-lituano e la storia è degna di un film: pare infatti che nel 1912 lo acquistò dal Collegio Romano dei Gesuiti di Villa Mondragone, a Frascati, e vi trovò una lettera del rettore dell’Università di Praga che chiedeva di decifrarlo.

Nessuno riuscì mai a farlo e alla fine il libro fu donato alla biblioteca dell’Università di Yale, da cui il nome con cui è archiviato, appunto Beinecke 408. Nessuno tranne Eleonora Matarrese che ha identificato la lingua del manoscritto come un dialetto medio tedesco della zona di Carnia, nella provincia di Udine.

La località specifica è Timau/Tschilbong e il libro denota influenze slave dovute alla vicinanza della Slovenia, ma anche un’iconografia tipica del mondo germanico. Il manoscritto presenta un calendario non giuliano né gregoriano, ma un lunario antico che si basa sull’osservazione della natura.

Matarrese, che ha girato il mondo e ha una vasta esperienza accademica, ha sempre mantenuto un forte attaccamento con la Puglia, la sua terra d’origine. Proprio grazie ad esso ha notato come nel manoscritto esista un legame con il Mezzogiorno più forte di quel che sembri, seppur ben nascosto. C’è infatti un calendario simile a quello all’interno del libro che è stato realizzato proprio a Bari.

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Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno

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