Greenpeace ha preso una cantonata. Qualche giorno fa una ventina di attivisti provenienti da tutto il mondo hanno composto con delle lettere giganti la scritta "È tempo di cambiare! Il futuro è rinnovabile". Il problema è che hanno scelto di farlo presso le Linee di Nazca, uno dei siti più famosi del Perù e Patrimonio Mondiale dell'Unesc
Greenpeace ha preso una cantonata. Qualche giorno fa una ventina di attivisti provenienti da tutto il mondo hanno composto con delle lettere giganti la scritta “È tempo di cambiare! Il futuro è rinnovabile”. Il problema è che hanno scelto di farlo presso le Linee di Nazca, uno dei siti più famosi del Perù e Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
Si ritiene che la popolazione di Nazca, i cui antichi geoglifi sono uno dei punti di riferimento storici del Perù, sia scomparsa proprio per via di pesanti cambiamenti climatici che avvennero nella regione. Oggi, invece, il cambiamento climatico artificiale causato dalla combustione di petrolio, carbone e gas sta minacciando il nostro futuro.
Se le linee di Nazca sono ancora oggi per noi un mistero, è invece chiaro cosa devono fare i leader mondiali riuniti a Lima in occasione della Conferenza ONU sul clima: fermare i cambiamenti climatici. Affascinante il paragone, nobile l’intento, ma poco adatta la location. Tanto che in Perù si sono infuriati tutti e il rientro degli attivisti nelle loro nazioni è a rischio.
L’accusa è gravissima: essere entrati in una zona vietata, in particolare quella in cui si trova la figura di un colibrì, e averla danneggiata. Il governo peruviano, infatti, si è dettto profondamente offeso, oltre che preoccupato che la prodezza possa aver causato un danno potenzialmente di lunga durata per via delle impronte nel terreno.
Il Ministero della Cultura, poi, ha dichiarato di voler sporgere denuncia per i danni al patrimonio dell’umanità, ricordando che nessuno, nemmeno il presidente del Perù, può andare sulle Linee di Nazca senza permesso. Attaccare monumenti archeologici nel Paese Sudamericano è un reato punibile fino a sei anni di carcere.
Greenpeace, dal canto suo, è corsa subito ai ripari, chiedendo ufficialmente scusa al popolo del Perù, che considera sacri questi luoghi, e collaborando con le autorità peruviane per chiarire ciò che è accaduto. La scorsa settimana sempre l’associazione ambientalista aveva proiettato un messaggio per promuovere l’energia solare a Huayna Picchu, la montagna che domina la cittadella Inca di Machu Picchu, un altro sito archeologico protetto del Perù. Questa volta senza causare alcun danno.
Roberta Ragni
Leggi anche:
#Cop20: lo spettacolare messaggio di Greenpeace sul Machu Picchu per promuovere le rinnovabili
Clima: COP20, appello di Ban Ki-moon alla responsabilita’ globaleobale