Nessuno ha scoperto le leggendarie Colonne d’Ercole in Spagna. Ecco cosa c’è di vero (e cosa di importante è stato scoperto).
Nessuno ha scoperto le leggendarie Colonne d’Ercole: una ricerca spagnola della metà di dicembre 2021, pur archeologicamente rilevante, è stata diffusa come se avesse fatto luce su una dei più famosi miti dell’antichità. Ma non è così. Ecco cosa c’è di vero (e cosa di importante è stato scoperto).
Un gruppo di ricerca dell’Università di Siviglia e dell’Instituto Andaluz del Patrimonio Histórico (IAPH) ha scoperto la possibile localizzazione dell’antico tempio di Ercole Gaditano, anche questo in un certo senso “leggendario” in quanto il complesso è nei documenti antichi ma non ne sono rimaste tracce e nessuno per decenni era mai riuscito a trovare indizi sulla sua posizione.
La scoperta, se confermata, costituisce un passo avanti molto importante dal punto di vista archeologico (anche se non è il ritrovamento delle Colonne d’Ercole).
Queste strutture potrebbero corrispondere al tempio fenicio-punico di Melqart ed Ercole in epoca romana – si legge sul sito dell’Università di Siviglia – Il lavoro di documentazione svolto in questi mesi attraverso un Sistema Informativo Geografico e l’applicazione di metodi di telerilevamento (LIDAR) svolto da Ricardo Belizón Aragón e Antonio Sáez Romero, del Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell’Università di Siviglia, hanno reso possibile l’ubicazione di queste strutture di grande interesse archeologico e patrimoniale in un’area compresa tra Camposoto (nel comune di San Fernando) e Sancti Petri (tra San Fernando e Chiclana)
Dopo l’analisi iniziale delle informazioni ottenute, insieme ai dati documentari e archeologici già esistenti sull’area, i ricercatori hanno effettuato in particolare diverse visite in queste aree e i dati raccolti hanno messo in luce l’esistenza nell’antichità di un ambiente totalmente diverso da quello fin qui ipotizzato: un nuovo paesaggio costiero e un litorale fortemente antropizzato fin dall’antichità, con la presenza di possibili frangiflutti, grandi fabbricati e anche possibile molo chiuso.
Questi risultati (sui quali tra l’altro non tutti concordano) potrebbero avere una correlazione con le informazioni che autori antichi come Strabone, Silio Italico o Filostrato forniscono sul Santuario di Melqart ed Ercole, ma devono essere approfonditi per ricostruire la storia del territorio e determinare cronologia, tipologia e usi di ciascuna delle strutture rilevate.
#ArqueologíaAND | Científicos del @IAPHpatrimonio @CulturaAND y de la @unisevilla localizan en #Cádiz los restos de un gran edificación que podrían corresponder al templo fenicio-púnico de Melqart y de Hércules Gaditanus en época romana @el_pais 📰https://t.co/4Z6UdEfPZr
— Cultura Junta de Andalucía (@CulturaAND) December 17, 2021
La ricerca futura si concentrerà quindi sullo svolgimento di indagini archeologiche (terrestri e subacquee), studi documentari e geo-archeologici specifici nonché attraverso campionamenti paleo-ambientali.
Tutto ciò mirava, in modo interdisciplinare, a promuovere la conoscenza del nostro passato e alla protezione e valorizzazione di alcuni eccezionali resti archeologici – spiega ancora l’Università – che consentono alla società andalusa di conoscere e godere di un aspetto singolarmente notevole della sua storia che può avere un impatto positivo sullo sviluppo economico e sociale dell’Andalusia
E le Colonne d’Ercole?
Le Colonne d’Ercole sono un mito dell’antichità, per ora ancora solo questo. La leggenda narra che Ercole (Eracle secondo i greci) le avrebbe erette prima di compiere la decima fatica, e rappresentavano il limite del mondo conosciuto.
Ma non le ha trovate nessuno.
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Fonti: Università di Siviglia Cuenta oficial de la Consejería de Cultura y Patrimonio Histórico de la Junta de Andalucía/Twitter
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