A Napoli, l’Osservatorio nazionale sulla creatività urbana, ha scelto di stabilire la sede del primo Centro Studi sulla Street art, chiamato “Inopinatum”.
Dalla periferia al centro storico a Napoli ogni strada è un tripudio di colori. Qui (anche) l’arte urbana la fa da padrona e giganteschi murales e opere urbane in molti casi danno un nuovo volto ai più difficili quartieri della città. Ma che valore hanno queste opere? E perché sono così importanti in un tessuto metropolitano?
A dare risposte e a mantenere viva questa forma artistica decisamente d’impatto e visibile a tutti, proprio a Napoli, INWARD, l’Osservatorio nazionale sulla creatività urbana, ha scelto di stabilire la sede del primo Centro Studi sulla Street art, chiamato “Inopinatum”.
Con la coordinazione scientifica del direttore Luca Borriello, dal 2019 Inopinatum (che significa, nella mente dei creatori, “imprevista impertinenza”) ha sede nell’antico claustro della cittadella monastica di Suor Orsola, sede della omonima Università.
https://www.facebook.com/inwardstreetart/posts/3089877427701633
Cosa si studia
Il coordinamento scientifico di Inopinatum è guidato da una stretta collaborazione tra INWARD e l’Istituto universitario e l’obiettivo è uno solo: creare un mix perfetto di tutti gli indirizzi di studio (scienze formative, psicologiche e della comunicazione, scienze turistiche, umanistiche e scienze giuridiche. Le scienze giuridiche, per esempio, trattano il diritto d’autore, mentre il diritto commerciale la proprietà dell’opera e il suo supporto) e dare adito a corsi di ricerca, formazione, divulgazione, sperimentazione, edizione, informazione, comunicazione, tutto nell’ambito della creatività urbana. In più, Centro Studi fornisce supporto e consulenza ad enti, organizzazioni e aziende.
E non solo: qui non matite ma bombolette, non letteratura classica, ma la storia dei graffiti e tutti i murales in tutte le loro forme. E alla domanda (intervista di Artribune) se e in che modo la creatività urbana potrà contribuire a farci fruire nuovamente degli spazi pubblici, Luca Borriello conclude:
“È un momento complesso, in cui c’è una ripresa di attraversamento degli spazi e di alcune consuetudini legate a esso ma è innegabile un senso di smarrimento. Ecco perché, ora più che mai, produrre arte all’interno di un contesto pubblico in cui ci si sente persi, attribuendogli nuovi sensi e significati, potrebbe rivelarsi fondamentale”.
E allora forza, è del bello che abbiamo bisogno!
Fonte: Artribune
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