L'inquinamento e il conseguente sporco che nel tempo si deposita sui monumenti delle nostre città potranno essere eliminati grazie ai batteri. Parola dell'Enea che di recente ha illustrato le nuova procedure per la “biopulitura” operata grazie a alcuni ceppi specifici di batteri. Questi ultimi sono stati scelti per rimuovere lo sporco da materiali di vario tipo, dalla carta ai marmi fino ai dipinti murali, dai quali sono capaci di togliere colle, caseina, cere e resine, gesso, carbonati e inquinanti ambientali
L’inquinamento e il conseguente sporco che nel tempo si deposita sui monumenti delle nostre città potranno essere eliminati grazie ai batteri. Parola dell’Enea che di recente ha illustrato le nuova procedure per la “biopulitura” operata grazie a alcuni ceppi specifici di batteri. Questi ultimi sono stati scelti per rimuovere lo sporco da materiali di vario tipo, dalla carta ai marmi fino ai dipinti murali, dai quali sono capaci di togliere colle, caseina, cere e resine, gesso, carbonati e inquinanti ambientali.
Ad annunciare i risultati raggiunti attraverso tale tecnica è stata l’Enea stessa, nel corso di un convegno che si è svolto a Roma lo scorso 25 marzo, organizzato dall’associazione “Amici delle tombe dipinte di Tarquinia”, dal titolo: “Beni Culturali e Green economy, Batteri e Biorestauro”. Le ricercatrici Anna Rosa Sprocati e Chiara Alisi hanno illustrato le nuove procedure per la “biopulitura” basate sui batteri, diventati così i paladini del restauro, del recupero e della conservazione dei monumenti.
Nel mondo dei microbi infatti l’Ente cerca la soluzione per sostituire i prodotti tossici con altri ad azione selettiva “non aggressivi nei confronti delle opere d’arte, innocui per la salute degli operatori, compatibili con l’ambiente ed economici”.
Si tratta di tecniche già applicate lo scorso novembre dall’Agenzia per il ripristino dei dipinti murali delle logge di Casina Farnese, nel sito archeologico del Colle Palatino a Roma.
La biopulitura è stata effettuata utilizzando batteri non patogeni e asporigeni, ovvero che non producono forme latenti di sopravvivenza, come le spore. Dopo la fase di laboratorio, la procedura è stata applicata in situ insieme ai restauratori del cantiere delle logge di Casina Farnese e con la supervisione della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.
“I risultati conseguiti sui dipinti murali della Casina Farnese dimostrano che è possibile pulire selettivamente diversi livelli di depositi applicando in successione differenti microrganismi, secondo la specifica capacità metabolica richiesta. In questo modo sono stati disvelati strati pittorici sottostanti e interventi di restauro passati. La procedura non pone condizioni operative restrittive, è priva di prodotti tossici e quindi è sicura per gli operatori, le opere d’arte e l’ambiente,” aveva spiegato allora Anna Rosa Sprocati.
Le ricerche condotte dall’Enea cercheranno dunque di trovare anche altri microorganismi, sviluppando nuovi metodi per una diagnosi corretta del biodeterioramento e per il restauro. Finora, le ricerche si sono concentrate sulla rimozione di film anneriti di gommalacca da pitture murali, sulla rimozione di colle animali invecchiate da materiale cartaceo e sulla già citata biopulitura di depositi da dipinti murali delle logge di Casina Farnese.
Francesca Mancuso
Foto: Edilone
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