Ha finanziato una nave di salvataggio per aiutare i rifugiagi nel Mediterraneo. questa volta Banksy ci ha lasciati davvero a bocca aperta
Ha finanziato una nave di salvataggio per aiutare i rifugiati nel Mediterraneo. Questa volta Banksy ci ha lasciati davvero a bocca aperta. In queste ultime ore sui social sono apparse le immagini di un’imbarcazione di colore rosa: è la Louise Michel che Banksy ha “decorato” oltre ad aver pagato di tasca propria.
Banksy ormai ci ha abituati ai suoi messaggi forti, alle sue opere di street art che denunciano,senza girarci intorno, le storture della società. I suoi sono veri pugni allo stomaco che emozionano e indignano. Ma questo a nostro avviso li supera tutti.
La sua ultima opera d’arte è un inno alla solidarietà, alla vita umana che non guarda alla provenienza geografica ma che vuole solo aiutare chi è nato dalla parte “sbagliata” del mondo e spera in un futuro diverso. Questa volta non è solo la sua arte a parlare. Bansky ha deciso di scuotere l’opinione pubblica sul tema dell’immigrazione, purtroppo spesso strumentalizzato nei dibattiti politici. E per farlo ha addirittura finanziato una nave in grado di prestare soccorso a chi rischia di morire in mare.
La nave, chiamata Louise Michel in onore di un’anarchica femminista francese, è partita in segreto il 18 agosto dal porto spagnolo di Burriana, vicino a Valencia, ed è ora nel Mediterraneo centrale dove ieri ha salvato 89 persone in difficoltà, comprese 14 donne e quattro bambini. L’equipaggio, composto da attivisti europei con una lunga esperienza nelle operazioni di ricerca e soccorso, ha già partecipato a due operazioni di soccorso che hanno coinvolto un totale di 105 persone, ora a bordo della nave Ong Sea-Watch 4.
Tuesday early morning #LouiseMichel conducted parallel search with @seawatchcrew in heavy seas. Due to its speed, the Louise reached the scene first and quickly provided assistance. pic.twitter.com/NHjvfRjLWP
— LouiseMichel (@MVLouiseMichel) August 27, 2020
A night later, @alarm_phone alerted us about a boat in distress. The search took us hours in worsening weather conditions & increasing swell. Luckily the boat was found and our crew could provide first assistance, until in the morning @seawatchcrew could take the people on board. pic.twitter.com/3XfAmkhZeV
— LouiseMichel (@MVLouiseMichel) August 25, 2020
Dipinta di rosa brillante, la nave raffigura una bambina con un giubbotto di salvataggio che tiene in mano una boa di sicurezza a forma di cuore. Chiaro il riferimento alla sua celebre bambina col palloncino. E anche il messaggio, nonostante i 18 anni di differenza dalla pubblicazione di quell’opera (era il 2002 quando apparve sulle mura di Londra) appare lo stesso: amore, speranza, innocenza.
La Louise Michel naviga sotto una bandiera tedesca. Lo yacht a motore di 31 metri, precedentemente di proprietà delle autorità doganali francesi, è più piccolo ma notevolmente più veloce di altre navi di soccorso delle ONG. Il coinvolgimento di Banksy nella missione di salvataggio risale al settembre 2019 quando lo street artist inviò un’e-mail a Pia Klemp, l’ex capitano di diverse imbarcazioni di ONG che hanno salvato migliaia di persone negli ultimi anni:
“Ciao Pia, ho letto della tua storia sui giornali. Sembri un tosto. Sono un artista del Regno Unito e ho realizzato dei lavori sulla crisi dei migranti, ovviamente non posso tenere i soldi. Potresti usarli per acquistare una nuova barca o qualcosa del genere? Per favore fammi sapere. Banksy. “
Klemp, che inizialmente pensava fosse uno scherzo, crede di essere stata scelta da Banksy a causa della sua posizione politica. Ha spiegato a The Guardian che il coinvolgimento di Banksy nelle operazioni si limita a fornire supporto finanziario.
Con una velocità massima di 27 nodi, la Louise Michel sarebbe in grado di
“superare, si spera, la cosiddetta guardia costiera libica prima di salire sulle barche con rifugiati e migranti e riportarli nei campi di detenzione in Libia”, ha detto Klemp.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, quest’anno più di 7.600 migranti sono stati intercettati e riportati in Libia, un paese dilaniato dalla guerra in cui diverse fazioni politiche continuano a lottare per il potere. Spesso confinati in campi, i migranti in Libia vivono una situazione disperata, con atti di tortura sistematica e stupro documentati da tempo dalle organizzazioni per i diritti umani.
I 10 membri dell’equipaggio della Louise Michel hanno background diversi, ma si identificano tutti come attivisti che sostengono un cambiamento politico radicale. Lea Reisner, infermiera e capo missione per la prima operazione di salvataggio, ha detto che il progetto era anarchico nel suo cuore, inteso a riunire una serie di lotte per la giustizia sociale, inclusi i diritti delle donne, l’uguaglianza razziale, i diritti dei migranti, l’ambientalismo e i diritti degli animali.
Claire Faggianelli, un’attivista che ha preparato Louise Michel per la sua prima missione, ha visto il progetto come un campanello d’allarme per l’Europa:
“Vogliamo davvero provare a risvegliare la coscienza dell’Europa e dire: ‘Guarda, ti stiamo urlando contro da anni ormai. C’è qualcosa che non dovrebbe accadere proprio ai confini dell’Europa, e chiudi gli occhi. Svegliati!”
Fonti di riferimento: The Guardian,
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