Un bambino è solo un bambino, sia esso nato in Italia che in qualsiasi parte del mondo. Eppure, dall’inizio del conflitto siriano, ormai cinque anni fa, l’infanzia dei bambini è fatta di bombe, terrore e paura.
Un bambino è solo un bambino, sia esso nato in Italia che in qualsiasi parte del mondo. Eppure, dall’inizio del conflitto siriano, ormai cinque anni fa, l’infanzia dei bambini è fatta di bombe, terrore e paura.
Sono oltre 65 milioni le persone che hanno perso la loro casa, i loro cari, la loro cultura e le loro tradizioni. E la metà di esse sono bambini, molti dei quali rimasti orfani.
Rahaf e la sua famiglia fuggono dalla Siria dopo l’ennesimo bombardamento aereo, attraversano il Mediterraneo su una piccola imbarcazione e arrivano in un piccolo paese nei pressi di Amburgo, in Germania, per iniziare una nuova vita.
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Rahaf è una bambina di 10 anni ed è la protagonista di “Everything Will Be Alright”, un libro illustrato che racconta la storia dei rifugiati siriani ai bambini nelle scuole.
“Ho deciso di scrivere questo libro perché i miei figli mi chiedevano spesso come mai quei bambini che vedevano in televisione erano così tristi e sempre in fuga. Un bambino è solo un bambino e tutto questo pasticcio internazionale, non è certo colpa loro”, spiega l’autrice Kirsten Boie.
Il libro è pubblicato in tedesco e arabo ( qui la versione inglese) ed è stato inserito nelle letture scolastiche per far capire ai piccoli bambini tedeschi cosa si nasconde dietro i volti dei loro nuovi vicini di casa rifugiati.
La Germania ha accolto più di 1 milione di siriani e iracheni, azione che ha messo sull’ago della bilancia la cancelliera Angela Merkel. Ma, mentre gli adulti sono impegnati in discussioni internazionali, a pagarne le conseguenze sono sempre loro: i bambini.
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“Come in ogni altra parte del mondo, ci sono centinaia di persone che sono favorevoli all’accoglienza dei rifugiati, li aiutano ad imparare la lingua e in tante altre cose. Dall’altro lato ci sono coloro che non vogliono assolutamente che vi siano nuovi ingressi in Germania”, continua Boie.
I bambini si trovano così a crescere ascoltando l’una o l’altra versione.
“Ho pensato che se un genitore parla male di un rifugiato, il bambino crescerà pensando che il rifugiato sia cattivo e viceversa. Quindi raccontare con delle illustrazioni la storia di una famiglia siriana in fuga secondo me può contribuire a dargli la possibilità di imparare qualcosa di diverso”, aggiunge.
Per scrivere il suo libro, l’autrice Boie si è messa in contatto con varie associazioni, e tramite loro con delle famiglie siriane. Avrebbe potuto scegliere una storia drammatica inserendo la perdita, la violenza e il dolore, invece ha deciso di raccontare una storia di una famiglia in fuga.
Boie ha incontrato Rahaf e il fratello Hassan di 9 anni (entrambi nomi di fantasia) e la loro madre.
“Quando ci siamo conosciuti i bambini hanno iniziato a parlarmi della loro casa, degli amici e dei cugini che avevano lasciato. Solo dopo, la madre li ha spinti a parlarmi delle atrocità che avevano visto in guerra”, racconta.
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Il libro ha già colpito positivamente tanti bambini che vorrebbero conoscere Rahaf e la sua famiglia per aiutarli a integrarsi e ricominciare una nuova vita. Dopo la lettura, tutti chiedono come possono aiutarli. La storia della famiglia inizia in Siria e dopo l’imbarco nel Mediterraneo, i contrabbandieri rubano il loro unico bagaglio in cui c’era anche la bambola di Rahaf.
“I bambini tedeschi allora chiedono: è riuscita a riaverla? Penso che si immedesimino molto nella bambina e non potendo immaginare l’orrore della guerra, pensano a come la bambola avrebbe consolato le lacrime di Rahaf”.
L’ultimo lavoro dell’autrice è il suo ennesimo libro per bambini e adolescenti che racconta storie che fanno riflettere su cosa sta accadendo nel mondo.
Dominella Trunfio
Foto credit: Jan Birck