Una istallazione con 70mila bottiglie di plastica per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'alto livello di inquinamento dei mari del mondo
70mila bottiglie di plastica a formare un unico immenso oceano per dire basta all’abbandono dei rifiuti in mare. È la provocazione che arriva dallo studio di design Cod Steaks, che a Bristol ha realizzato una enorme scultura, con due balene a grandezza naturale che nuotano in un autentico oceano di spazzatura.
Lo scopo è stato quello di “evidenziare la minaccia dell’inquinamento negli oceani“, come racconta il sito di In a Bottle, e cercare così di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’alto livello di inquinamento dei mari del mondo.
Realizzata con tutte le bottiglie di plastica raccolte dalla Bristol Half Marathon e dalla Bristol 10k Race, la scultura pesa ben sei tonnellate.
“A livello globale – si legge su In a Bottle – ogni anno finiscono negli oceani circa 8 milioni di tonnellate di plastica, che equivalgono al peso corporeo di 45mila balene blu“.
Sue Lipscombe, amministratore delegato di Cod Steaks, ha spiegato che “le balene sono diventate il simbolo degli oceani nel mondo. Hanno una grande forza fisica, ma rappresentano anche la resilienza, un potenziale di recupero, a patto che i custodi degli oceani prendano le giuste misure per proteggerli. Siamo sicuri che questa scultura alimenterà la discussione e il dibattito sulla plastica nell’oceano“.
Ma come sono messi realmente i mari? Secondo un’ultima sconcertante ricerca condotta dall’Università della Georgia, negli oceani c’è una quantità tale di plastica che potrebbe coprire almeno 21 (secondo le stime più pessimiste 64) aree grandi come Manhattan. Ogni anno sono gettati in acqua tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate di rifiuti, numero che potrebbe essere 10 volte più elevati entro il 2025 (solo nel 2010 sono stati riversati negli oceani 275 milioni di tonnellate di plastica).
E cosa provoca questo disastro? “Semplicemente” i sistemi sbagliati di gestione dei rifiuti adottati nei diversi paesi: continuando con l’attuale gestione del problema, dicono i ricercatori, tra dieci anni negli oceani ci saranno 155 milioni di tonnellate di rifiuti solidi.
I ricercatori hanno elaborato la stima grazie a un modello matematico che collega la quantità di rifiuti solidi prodotta da un Paese con la densità della popolazione e la condizione economica e così non è stato difficile che nella classifica dei venti maggiori produttori di rifiuti, la Cina si piazzasse al primo posto.
Insomma, il problema dell’inquinamento dei mari dura già da troppo e, se qui e lì qualcuno ha proposto qualche soluzione per arginarlo, manca sempre un ultimo fondamentale passo. Quello dei governi, che non dovrebbero perdere tempo e impegnarsi di più nella riduzione degli sprechi e nel miglioramento il riciclaggio della plastica.
Germana Carillo
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