Cosa nasce dall'incontro tra un borgo semi disabitato e un'artista che ha come tele preferite le porte? Per scoprirlo ora basterà fare un giro per Civitacampomarano, piccolo, ridente ed antichissimo paese abitato oggi da appena 400 anime. Qui da poco più di una settimana è possibile ammirare le meravigliose opere di street art di Alice Pasquini, artista romana che lavora come illustratrice, scenografa e pittrice
Cosa nasce dall’incontro tra un borgo semi disabitato e un’artista che ha come tele preferite le porte? Per scoprirlo ora basterà fare un giro per Civitacampomarano, piccolo, ridente ed antichissimo paese abitato oggi da appena 400 anime. Qui da poco più di una settimana è possibile ammirare le meravigliose opere di street art di Alice Pasquini, artista romana che lavora come illustratrice, scenografa e pittrice.
Dopo aver ampiamente viaggiato in tutto il mondio, portando alla luce molte opere in città come Sydney, New York, Barcellona, Oslo, Mosca, Parigi, Copenhagen , Marrakech, Berlino, Saigon, Londra e Roma, è arrivata impressivamente una proposta dall’Italia, per celebrare e ridare vita a un luogo sempre più in evanescenza. Così è nato questo progetto.
“Un anno fa ho ricevuto una mail da un piccolo paese del Molise, Civitacampomarano, mi chiedevano se fossi interessata ad andare a dipingere lì. Per me non è un paese qualsiasi, è il paese natale di mio nonno, ma questo l’autrice della mail non lo sapeva. La scorsa settimana ho finalmente fatto il viaggio in Molise per realizzare una serie di interventi, prendendo spunto da fotografie d’epoca della vita del paese”, racconta la creatrice dei murales.
Sì perché Civita non è per Alice Pasquini un posto qualsiasi. È proprio il paese di origine di suo nonno. Ed è anche per ricordare il proprio passato che ha dipinto su vecchie porte, per ricordare quello che un tempo era lì e che ora non c’è più.
“Ad esempio, abbiamo fotografato Mario di fronte di fronte a un lavoro su una porta da lui ispirato, che lo rappresenta con i suoi amici, mentre giocavano insieme da bambini. Oggi ci sono solo una manciata di bambini rimasti in paese. Frequentano la scuola nelle vicinanze, perché le scuole di Civita hanno da tempo chiuso. Uno dei bambini dalla città, Robertina, mi ha aiutato come assistente, giocando a nascondino proprio come nell’opera sul muro. Ho incontrato anche Zio Nicola, vicino di casa di mio nonno, che ha contribuito a identificare alcune delle persone sulle fotografie”, conclude l’artista.
Roberta Ragni
Photo Credit Jessica Stewart/Romephotoblog
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