Al via Cinemabiente 2010 ed è subito Oscar!

Torino l’ambiente sembra essere una cosa da prendere sul serio e, sebbene neanche quest’anno le difficoltà economiche siano mancate, la 13° edizione di Cinemambiente inaugura. Sfidando i climi estivi della città sabauda, ieri sera tanti appassionati di cinema e ambiente si sono ritrovati per assistere alle due proiezioni con cui il Festival dà il via a questa anomala edizione estiva. E non si è trattato di due film qualsiasi bensì di due premi Oscar 2010: “Logorama” insignito come miglior cortometraggio di animazione e “The Cove” che ha ricevuto la statuetta come miglior documentario dell’anno.

A Torino l’ambiente sembra essere una cosa da prendere sul serio e, sebbene neanche quest’anno le difficoltà economiche siano mancate, la 13° edizione di Cinemambiente inaugura. Sfidando i climi estivi della città sabauda, ieri sera tanti appassionati di cinema e ambiente si sono ritrovati per assistere alle due proiezioni con cui il Festival dà il via a questa anomala edizione estiva. E non si è trattato di due film qualsiasi bensì di due premi Oscar 2010: “Logorama” insignito come miglior cortometraggio di animazione e “The Cove” che ha ricevuto la statuetta come miglior documentario dell’anno.

Due film dal linguaggio e dai toni molto diversi che testimoniano in egual misura la maturità del cinema a tema ambientale: non più relegato a essere un filone marginale e di genere ma capace di esprimere sceneggiature complesse entro scelte stilistiche cinematografiche ricche e affascinanti che nulla hanno da invidiare al buon cinema d’autore.
Logorama” è una perla dell’animazione contemporanea che proprio con l’aiuto della rappresentazione iconica ridisegna una realtà interamente loghizzata che vive attraverso le identità ricostruite dalla comunicazione. “Logorama” è ambientato in una immaginaria Los Angeles disegnata attraverso l’uso di oltre duemilacinquecento marchi: alcuni di essi sostituiscono gli oggetti di consumo (la tazzina di caffè al bancone del bar non è una classica tazzina bianca ma ha la forma del logo Lavazza) altri evidenziano come i loghi abbiano sostituito i nostri stessi immaginari (il leone dello zoo non è un normale leone della savana ma il quello ruggente della Metro Goldwin Mayer, i pedoni non sono figure umane ma le mascotte della M&M’s…).
Una visione estrema, mitigata dall’ironia di un inseguimento in stile Chips a uso del cattivo di turno Ronald Mc Donald e da un ipotetico terremoto che tutto questo spazza via.
The Cove” è il risultato di cinque anni di lavoro realizzato ai limiti della legalità per far emergere la terribile mattanza di migliaia di delfini in una baia sulle coste del Giappone, la cui effettiva realtà è sempre stata negata. Un documentario dove si mischiano l’empatia per la sofferenza dei delfini, la rabbia per la cecità e l’avidità giapponese, la suspence delle indagini e la missione informativa, tipica del documentario.
Siamo lontani dai toni apocalittici di “Una verità scomoda” di Al Gore, qui l’attacco all’ambiente passa attraverso la rappresentazione chiara di quanto l’uomo sia capace di fare pur di ottenere i propri obiettivi, a discapito della natura, degli animali o di altri uomini. Il protagonista della storia è Richard O’Barry che, dopo essere stato ammaestratore ufficiale di Flipper, il noto delfino che ha tenuto milioni di bambini attaccati alla tv, e averlo visto morire tra le sue braccia dopo anni di cattività decide di diventare il più grande attivista per la difesa dei delfini. Inizia dunque questa battaglia per svelare ciò che di agghiacciante accade nella baia di Tijin dove da settembre a marzo ogni anno 23.000 delfini vengono uccisi o catturati per rifornire supermercati e delfinari di tutto il mondo con un giro di denaro di miliardi di dollari. Non manca un sollevante lieto fine, che oltre a ricondurre la storia alla classica epica americana porta a riflettere sull’importanza dell’azione del singolo. Il film si conclude infatti sull’incitazione TAKE ACTION.
Un’esortazione, questa, che sembra essere anche un leitmotiv del festival che da oggi entra nel cuore della programmazione. Un filo conduttore, infatti, unifica le circa 80 proposte provenienti da 24 Paesi differenti: la volontà di indicare, rintracciare, rappresentare, dare spazio a delle vie di uscita. La fase della sensibilizzazione del pubblico sembra superata, a favore del desiderio di cominciare a suggerire azioni vere e soluzioni praticabili. In quest’ ottica lavorano film altrettanto importanti che chiunque potrà godere gratuitamente (tutte le proiezioni sono gratis) come “The 4th Revolution” con il quale si preannuncia la concreta possibilità di una prossima era fondata sulle energie rinnovabili o “The end of the line” a sostegno della campagna internazionale contro il consumo di carne e pesce.
Se l’inizio è stato scoppiettante, non poteva mancare un finale altrettanto ricco. Il Festival si conclude il 6 giugno con la presenza di Beppe Grillo che presenterà il film di cui è protagonista “Un Grillo mannaro a Londra” testimonianza dell’incontro tra Grillo e il sindaco della capitale inglese e con la pellicola fenomeno dell’anno “No Impact Man”, il film, presentato in anteprima in Italia che racconta l’esperimento di Colin Beavan e della sua famiglia che per un anno decidono di vivere ad impatto zero.
La settimana di Cinemambiente non si limiterà però a essere un’eterna rincorsa di sale dove rinchiudersi per ore al buio. Il festival prende sul serio la sua missione e scende in strada per diventare catalizzatore di una serie di eventi cha animeranno la città di Torino in questi giorni: dalle proiezioni nel cortile del Museo di Scienze Naturali, al Parking Day, dal raduno nazionale dei Guerilla Gardening a quello dei ciclisti che a Torino festeggeranno il Bike pride.
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